I 400 anni
della Biblioteca Gambalunga

Biblioteca Gambalunga

Il sogno di una biblioteca pubblica, di un luogo di condivisione del sapere attraverso i libri, in Italia nasce a Rimini 400 anni fa. La Biblioteca Gambalunga, che fu aperta nel 1619 grazie a un lascito del nobile locale Alessandro Gambalunga, è infatti la più antica del nostro Paese. La sede è ancora la stessa di allora, quel Palazzo Gambalunga, situato nel centro di Rimini, che il signore della città fece costruire fra il 1610 e il 1614 per poi donarlo al Comune. La biblioteca personale di Alessandro Gambalunga da quel momento divenne pubblica, e fu messa a disposizione di tutti, come da testamento.

La Biblioteca, come tempio di un’antica sapienza conservata su scaffali alti fino al soffitto all’interno di edifici dalla luce fioca, sotto la custodia di maestri di tradizione antica, ha sempre esercitato grande fascino sull’immaginario collettivo. Tutti i segreti dello scibile umano, dalla storia alla filosofia, dalla letteratura alle scienze, si potevano trovare lì.
Viene da sé che molti scrittori abbiano raccontato nelle loro opere biblioteche che custodivano, oltre al sapere accessibile, segreti inaccessibili la cui esistenza era celata alla maggioranza delle persone. Basti pensare alla misteriosa biblioteca dell’abbazia benedettina ne Il nome della rosa di Umberto Eco, costruita come un intricato labirinto pieno di passaggi segreti dietro ai quali si nascondono volumi proibiti. O alla Biblioteca di Hogwarts della saga di Harry Potter di J. K. Rowling, composta da centinaia di corridoi pieni di libri di magia, che comprende un Reparto Proibito a cui gli aspiranti maghi non possono accedere. O ancora, alla Biblioteca della Cittadella delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin, il luogo in cui i futuri Maestri compiono il loro addestramento e ottengono l’investitura.

Una caratteristica comune a tutti questi luoghi fantastici, con le dovute differenze, è la loro natura di luoghi riservati a pochi eletti, secondo la concezione antica che non voleva la cultura diffusa presso i popoli e la preferiva confinata fra le quattro mura di quegli edifici circondati dal mistero.
In Italia, a spezzare questa catena che rendeva il sapere inaccessibile fu proprio il mecenate Alessandro Gambalunga, che con il suo lascito diede vita a una delle più grandi istituzioni culturali del Paese. Egli decise di destinare il suo palazzo e la sua biblioteca alla città, affinché fosse aperta a tutti, senza distinzione di censo e di religione.
Giureconsulto riminese nato nel 1554 e morto nel 1619, Gambalunga affidò nel suo testamento, redatto nel 1617, al Magistrato di Rimini tutti i suoi libri, per un totale di oltre 2000 volumi, dettando precise disposizioni. Stabilì una rendita per incrementare la collezione e uno stipendio per il bibliotecario, che doveva essere persona idonea e competente. Raccomandò un orario di apertura comodo al pubblico, che poteva consultare le opere solo in sede, e fissò una multa, da reinvestire in libri, per chi fosse risultato colpevole di averne sottratti.

Biblioteca Gambalunga

Il primo bibliotecario, designato dallo stesso Gambalunga in calce al testamento, fu Michele Moretti, dottore in legge, che occupò la carica per trent’anni. A lui si deve il merito di aver fatto rispettare la volontà del mecenate: incrementò il numero di volumi fino a raddoppiarlo e li fece rilegare in pelle rosso mattone, pergamena naturale e pergamena tinta in verde, con impressioni in oro. L’eleganza della rilegatura costituisce tutt’oggi una delle maggiori attrattive della collezione di libri della Biblioteca Gambalunga. Sempre a Moretti si deve l’allestimento delle scansie di noce delle sale secentesche e l’acquisto di due meravigliosi mappamondi, il terracqueo e il celeste, realizzati dal cartografo olandese Willem Blaeu.

Suo successore fu il sacerdote Girolamo Avanzolini, che ricoprì la carica per altri trent’anni. Egli si distinse, oltre che per le capacità di bibliotecario, anche per aver ricercato ovunque, salvandoli dalla distruzione, qualsiasi genere di manoscritto. In quegli anni la più importante biblioteca monastica di Rimini, quella di San Francesco, veniva dismessa, e la maggior parte dei libri, donati dallo storico quattrocentesco Roberto Valturio, andò dispersa. Avanzolini riuscì a recuperare volumi di inestimabile valore, fra i quali copie autografe dei poemi Hesperis e Argonauticon dell’umanista del Quattrocento Basinio da Parma, e dell’Anticlaudianus di Alano da Lilla, risalente addirittura al Duecento. Nella sua attività di cacciatore di manoscritti, Avanzolini arricchì la biblioteca di titoli preziosissimi. Magari si fosse trovato a passare per l’abbazia benedettina prima dei fatti raccontati ne Il nome della rosa: forse quei libri sarebbero stati sottratti a un destino così tragico.

Il terzo bibliotecario della Gambalunga fu un altro sacerdote, Giuseppe Malatesta Garuffi, intellettuale erudito e autore di innumerevoli opere letterarie, fra cui L’Italia accademica, un censimento storico di tutte le accademie italiane, e Lucerna lapidaria, una raccolta delle iscrizioni della Via Flaminia.

E questo per restare al Seicento. Nei successivi quattrocento anni, la Biblioteca Gambalunga ha sempre ricoperto un ruolo di primo piano nel mondo della cultura, aggiornando periodicamente la propria collezione fino al presente. Ora, nell’anno in cui si festeggia il suo quarto centenario, è un luogo più vivo e attivo che mai. Basta dare un’occhiata al sito ufficiale.

Fino a un quarto di secolo fa, le biblioteche pubbliche erano la cosa più vicina a Internet per quantità di informazioni conservate e possibilità di accedervi.
Si può dire, quindi, che in Italia Internet sia nata a Rimini. Quattrocento anni fa.