IPBES: A rischio oltre 500mila specie entro fine secolo

IPBES

Dall’inizio del XVI secolo in poi, almeno 680 vertebrati, dal dodo al lupo di Sicilia alla tigre di Tasmania, si sono estinti, quasi sempre per cause umane. Almeno il 9% di tutte le specie di mammiferi allevati per l’alimentazione o l’agricoltura sono state portate all’estinzione e almeno 1000 sono minacciate. La natura sta diminuendo a livello globale a tassi senza precedenti nella storia, e la velocità di estinzione delle specie sta accelerando. Lo dice l’IPBES, la Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, massima autorità scientifica in tema di biodiversità, nell’ultimo rapporto “Assessment Report on the Different Value and Valuation of Nature”.

La biodiversità e i contributi della natura alle persone sono il nostro patrimonio comune e la più importante “rete di sicurezza” a sostegno della vita dell’umanità. La diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi, così come molti contributi fondamentali che ci offre la natura, dal cibo al legno e al sequestro del carbonio, stanno diminuendo rapidamente, sebbene abbiamo ancora i mezzi per garantire un futuro sostenibile per le persone e il pianeta.

L’Ispra, su richiesta del Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica rappresenta, insieme al Ministero, l’Italia presso IPBES, partecipa alla definizione dei programmi di lavoro ed indica e stimola la partecipazione di esperti italiani alla redazione dei rapporti. IPBES sostiene che circa 1 milione di specie (un quarto di quelle conosciute) è a rischio d’estinzione. Di queste specie, il 50% potrebbe estinguersi entro la fine del secolo in corso. Gli autori del rapporto hanno coniato l’espressione “dead species walking” per le circa 500 mila specie non ancora estinte, ma che a causa della distruzione e degradazione degli habitat a loro disposizione e ad altri fattori legati alle attività umane (sovra-sfruttamento, inquinamento, cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive) vedono ridurre le loro probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo.

Il 25% delle specie animali e vegetali è minacciato di estinzione. Oltre il 40% delle specie di anfibi, quasi il 33% dei coralli che formano la barriera corallina e dei mammiferi marini sono a rischio di estinzione. Sempre secondo IPBES, la biomassa dei mammiferi selvatici è diminuita dell’82% e uno studio recente calcola che il 94% della biomassa dei mammiferi terrestri oggi viventi sia rappresentata da esseri umani (36%) e animali domestici (58%). Per gli insetti, i dati disponibili fanno ritenere che almeno il 10% delle specie sia minacciato. Negli ultimi cento anni l’abbondanza media di specie autoctone, nella maggior parte degli habitat terrestri, è diminuita di almeno il 20%.

Gli scenari sviluppati da numerosi scienziati, sulla base dei dati oggi disponibili, indicano che gli attuali tassi di estinzioni delle specie in natura sono da cento a mille volte superiori alla media delle estinzioni della storia del pianeta. Questi numeri portano a riferire il tempo che stiamo vivendo come sesta estinzione di massa, dopo quelle precedenti causate da eventi cosmici e planetari, tra le quali tutti conoscono quella che portò all’estinzione i dinosauri, 65 milioni di anni fa.