La Belle Époque di Toulouse Lautrec in mostra a Torino

Da sinistra: Henri de Toulouse-Lautrec Jane Avril (Before Letters) 1893 - La Troupe de Mademoiselle Églantine 1896 - Divan Japonais 1893 Credits: © Herakleidon Museum, Athens Greece

L’eccentricità, l’anticonformismo, la dissolutezza, i colori forti e gli atteggiamenti sfrontati, le grandi invenzioni che avrebbero per sempre rivoluzionato la vita e il futuro del genere umano: l’illuminazione elettrica, la radio, l’automobile, il cinema. E la musica, suonata ma soprattutto ballata senza sosta in balli scabrosi tutta la notte nei café e nei cabaret aperti fino all’alba. Montmartre con i suoi bordelli, le starlette e gli artisti squattrinati, Le Moulin Rouge, Le Chat Noir, Chez Maxim, il circo e il teatro, il verde dell’assenzio. E poi l’amour, l’amour: vagheggiato, sognato, venduto e comprato. E sullo sfondo Parigi, l’unica e sola Ville Lumière.

Eccola, è la Belle Époque.

Se si pensa alla città dalle mille luci a cavallo tra Ottocento e Novecento, non si può non pensare a tutto questo. E se si pensa a qualcuno che ha incarnato lo spirito ribelle e nostalgico di questo periodo, non si può non pensare subito a Henri de Toulouse Lautrec.
A Torino, a Palazzo Chiablese sta per inaugurare un’importante retrospettiva curata da Stefano Zuffi (22 ottobre – 5 marzo) che racconta il grande artista bohémien e ci regala uno spaccato unico sull’epoca d’oro della capitale francese.
In esposizione 170 opere, tutte provenienti dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene. Tra queste tante litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895).

Rampollo di un’antica famiglia aristocratica del sud della Francia, nel 1881 il diciassettenne Henri decide di sfidare l’opposizione del padre, trasferirsi definitivamente a Parigi e di diventare pittore. Era ormai chiaro che non avrebbe potuto seguire le tradizioni di famiglia, una vita da gentiluomo di campagna o una carriera militare: a causa di una malattia genetica, la sua crescita si era fermata appena sopra il metro e mezzo, con gambe cortissime e problemi alla parola. Nonostante i limiti fisici Henri non ha difficoltà a inserirsi nel mondo libero e bohémien degli artisti e degli spettacoli: i caffè-concerto e i cabaret, principali luoghi della vita notturna parigina di fine secolo, diventano il suo rifugio prediletto e forniscono i temi principali della sua arte. Fra coraggiose scelte di soggetti scabrosi e innovative ricerche espressive, Toulouse Lautrec trae ispirazione per i protagonisti delle sue opere soprattutto dal quartiere parigino di Montmartre e ne racconta la vita notturna, alternando l’animazione dei locali con istanti di quotidianità, sempre fissati con un effetto di grande immediatezza.
In poco tempo diventa uno degli illustratori e disegnatori più richiesti di Parigi; gli sono commissionati manifesti pubblicitari per le rappresentazioni teatrali, i balletti e gli spettacoli, oltre che illustrazioni d’importanti riviste dell’epoca, come la satirica Le Rire.

La mostra è promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dai Musei Reali di Torino e da Arthemisia Group e vede il patrocinio della Città di Torino.