Aprono i Grandi Magazzini Culturali

Aprono i Grandi Magazzini Culturali

Promemoria
La cultura è tutto ciò che rimane all’uomo quando ha dimenticato tutto. Frase anonima e bellissima. Si dice che per ogni euro speso in cultura il guadagno sia di almeno cinque volte tanto. Accadesse la stessa cosa alla Fiat di Marchionne saremmo tutti qua a raccontare chissà quali mirabolanti storie sullo sviluppo dell’economia italiana. Si dice che la cultura valga almeno il 6% del nostro Pil anche se il paese reinveste in cultura solo lo 0,21% del sopracitato Pil (era lo 0,35 quindi già molto poco, nel 2002). In Europa la media si aggira intorno all’1,5%. La Germania nell’anno della grande crisi invece di tagliare ha scelto di investire. Hanno detto che serve un po’ di ottimismo. Per la sola capitale Berlino hanno stanziato 350 milioni di euro. Il governo francese nell’Opéra di Parigi ne ha messi 105 mentre per tutto il settore dello spettacolo italiano (il famigerato Fus che investe nell’opera, nel teatro, nella musica, nella danza, nel cinema, nel tutto …) il nostro governo per il 2010 aveva messo da parte poco più di 400 milioni di euro e per il 2011 ne ha previsti soltanto 311. Una miseria. Francesco Micheli, uomo di finanza (non creativa), interrogato da MEMO dice che la cultura è il nostro petrolio. Non dice dovrebbe essere, dice è.

Aristotele non mangiava la porchetta
Gli uomini colti sono superiori agli incolti nella stessa misura in cui i vivi sono superiori ai morti. Aristotele, che era un uomo di mondo, se ne intendeva. Qua da noi si ama ripetere che “con la cultura non si mangia”. Intanto Pompei crolla e il Colosseo cerca sponsor per non crollare, si vocifera che i teatri chiuderanno (quasi) tutti e che le mostre diminuiranno in quantità e soprattutto in qualità. Basta Caravaggio! L’assessore Umberto Croppi del Comune di Roma ha mandato a dire al ministro Tremonti che se la situazione è questa lui al massimo potrà organizzare sagre della porchetta. Almeno si mangia. Meglio rileggere la Costituzione. L’articolo n.9 recita: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Il resto sono solo parole, chiacchiere senza distintivo.

Il futuro e la terza cultura
Per sapere quello che sarà di noi e del mondo che viviamo, conviene interrogare un signore chiamato John Brockman di professione agente letterario che con il suo club virtuale, il blog edge.org ha interrogato scienziati, intellettuali, artisti e liberi pensatori con la domanda dell’anno, ovvero quali sono le idee che trasformeranno il nostro futuro. Le risposte sono sorprendenti (noi ve ne presentiamo alcune nel nostro focus di apertura)perché rappresentano il punto di unione tra la cultura umanistica e quella scientifica ribattezzato terza cultura, altra invenzione di Brockman datata 1991 quando sognava un think tank di pensiero animato da scienziati e altre persone che riflettono sul mondo empirico e che, grazie al loro lavoro e ai loro scritti esplicativi, si stanno sostituendo agli intellettuali tradizionali nel rendere visibili i significati più profondi della vita, nel ridefinire chi e cosa siamo. Per conoscere il futuro – diceva Einstein – il modo migliore è inventarlo. E allora inventiamolo questo benedetto futuro anche perché, sempre Einstein raccontava che in fondo il futuro arriva sempre troppo presto. Come dargli torto?

Dimenticavo di dirvi chi siamo
Di solito quando un giornale fa la sua prima uscita pubblica, si presenta. Se ci state leggendo significa che ci avete trovato o per meglio dire incontrato nei 200 luoghi della cultura dove siamo distribuiti. Quindi un po’ ci conosciamo già. Magari non ci siamo mai visti, ma sappiamo già molte cose gli uni degli altri. Non resta che una cosa da fare, leggerci. Fatemi ringraziare tutti quelli che hanno animato il primo numero di MEMO promuovendo un incontro inedito, questo si, tra chi la cultura la fa per davvero e chi la cultura la sostiene, nel pubblico (sempre di meno) e nel privato (per fortuna sempre di più).

I Grandi Magazzini Culturali sono aperti.