Vi racconto le Geografie culturali

Prima degli atlanti venivano gli isolari; non rappresentazioni topografiche di uno spazio ridotto a geometria, ma collezioni e collane di luoghi, distanti giorni di viaggio a piedi, cavallo o navigazione in favore di vento o contro, luoghi densi di storia, di immaginari, di racconti, connessi in un reticolo dalla sola esperienza stratificata dei viaggiatori, perché come dice Franco Farinelli “…la differenza tra l’atlante e l’isolario è una: nel primo il globo viene trasformato in spazio, nell’isolario al contrario tale trasformazione non è compiuta, e le terre emerse sono ancora considerate luoghi”.
Geografie culturali vuol essere un isolario all’interno di un arcipelago culturale i cui confini sfumano di continuo, riscrivendo gli orizzonti e le relazioni tra terre emerse sotto la spinta delle impetuose trasformazioni sociali e delle maree del digitale che creano nuovi istmi e, al contempo, allargano bracci di mare; un paesaggio troppo cangiante per fornirne una rappresentazione unitaria e statica.
Meglio allora raccontare i percorsi e gli itinerari, chiedere indicazioni a chi ha già esplorato alcuni tratti di costa, a chi ha già scandagliato gli stretti e sa se il pescaggio della chiglia non s’incagli tra i fondali, e confrontare le rotte, le esperienze, le visioni. Nei libri innanzitutto, ma anche attraverso i diari di bordo che solo in futuro diverranno testi scritti, con gli autori, in un dialogo oltre la pagina a stampa, che prima e dopo il tatuaggio degli inchiostri si apre e riapre all’urgenza delle interrogazioni e al dubbio.
Geografie culturali è una collana e un luogo di dibattito per temi anche molto presenti nella letteratura, ma in cerca di formalizzazione, d’interpretazione, di strumenti di orientamento sia concettuali che operativi, accettando e rischiando tutta la precarietà della pagina scritta in tempi di veloci cambiamenti.
Una nuova collana di saggi (e una pagina Facebook che la condivide) che descrive l’esplorazione di una regione ad alta complessità, sempre cangiante, e ancor più oggi, in un paesaggio sconvolto da un’emergenza sanitaria con impatti profondi sul comportamento individuale e sociale, oltreché sul piano economico.
Geografie culturali fornisce mappe per orientarsi, ma i caratteri di questa regione non si fanno catturare dai satelliti, non c’è sorvolo che possa darne conto; occorre addentrarvisi e descriverla passo dopo passo, ora più che mai.
Così ho provato a disegnarne una prima mappa, poco meno di un portolano, con qualche zona più definita e molte zone bianche o appena accennate.
Gli appassionati di cartografia riconosceranno un’ispirazione grafica alla celebre mappa delle esplorazioni antartiche di Amundsen disegnata da Gordon Home; la sua particolarità è che fu realizzata sotto dettatura, utilizzando i messaggi telegrafici, a riprova di come le geografie siano innanzitutto dimensioni della mente.
D’altro canto anche questa mappa, come quella di Amundsen e come lo scudo di Achille dove Efesto sbalzò l’intero universo, è solo allusiva perché le vere esplorazioni sono condotte dagli autori dei libri che ci guidano ad approfondire penisole e arcipelaghi.
Ad oggi abbiamo esplorato uno dei temi cruciali attraverso “Prove di Intercultura” insieme a Cristina Da Milano, Elisabetta Falchetti e Maria Francesca Guida; con “Esercizi di sguardo” ho proposto un viaggio a ritroso che evidenzi la costruzione e la stratificazione culturale e storica del nostro sguardo; Michela Rota, con “Musei per la sostenibilità integrata”, traccia lo scenario entro il quale i musei possono scegliere le loro strategie operative per divenire realmente sostenibili; Maria Elena Colombo ha appena pubblicato “Musei e cultura digitale”, dove si affronta un tema più che mai urgente nel rapporto ormai inestricabile tra percezione fisica in situ, digitale e virtualità.
Non è difficile collocare questi titoli nella mappa disegnata: presto affronteremo altri temi quali cultura e digitale, cultura, salute e benessere, cultura e sviluppo locale, poi ancora. Altri tratti di costa, altre aree interne emergeranno attraverso una sintesi dei resoconti già esistenti, senza rinunciare, tuttavia, a chiedere ai nostri autori di spingersi un poco oltre per contribuire a conquistare alla conoscenza e alla discussione fosse pure un’altura in più, una palude, un anfratto costiero. Ve ne daremo conto su queste pagine con rubriche dedicate, ma anche con streaming e video clip. Cambieranno anche le geografie di distribuzione del sapere, accelerando le dinamiche in atto e favorendo nuove opportunità di comunicazione. Seguiteci anche qui, oppure precedeteci – dipende dai nostri e dai vostri cammini –, ma restiamo in contatto. Rigorosamente virtuale per ora. Poi, col tempo, vedremo.