Astrid Kirchherr la ragazza fotografa che amava i Beatles e il rock and roll

Non tutti hanno la fortuna di aver vissuto accanto ai Beatles nella loro breve quanto folgorante carriera, e di esserne stati, in un certo qual modo, il tramite visivo con il resto del mondo. Essere il fotografo ufficiale dei Fab Four era una posizione da sogno per chiunque all’inizio degli anni ’60, figuriamoci per una ragazza più o meno loro coetanea che li aveva conosciuti a un concerto quando non erano ancora famosi. Questa ragazza si chiamava Astrid Kirchherr ed è a lei, e al suo rapporto con i quattro di Liverpool, che è dedicata la mostra Astrid Kirchherr with the Beatles, visitabile presso Palazzo Fava a Bologna dal 7 luglio al 9 ottobre. L’allestimento, patrocinato da Fondazione Carisbo e Genius Bononiae, in collaborazione con ONO arte contemporanea, Ginzburg Fine Arts e Kai-Uwe Franz, ripercorre attraverso gli scatti della fotografa tedesca la storia degli Hamburg Days (1960 – 62), ovvero il periodo in cui la band, che si stava ancora formando, si trasferì ad Amburgo per suonare sotto contratto nei locali della città.
Astrid Kirchherr, allora studentessa al politecnico e assistente di Reinhart Wolf, un fotografo già famoso, incontrò per la prima volta i Beatles nel 1960 al Kaiserkeller, uno dei tanti locali amburghesi in cui le giovani band inglesi venivano messe sotto contratto per suonare interminabili sessioni di rock’n’roll, che avrebbero intrattenuto soprattutto i numerosi soldati americani ancora di stanza in città dopo la Seconda Guerra Mondiale. La band era inizialmente costituita da John Lennon e Paul McCartney entrambi voce e chitarra, un George Harrison ancora minorenne alla chitarra solista, Stuart Sutcliffe al basso e Pete Best alla batteria: cinque ragazzi di Liverpool conosciutisi a scuola e in cerca di un po’ di denaro e, soprattutto, di esperienza, visto che fino ad allora non si erano mai esibiti fuori dalla loro città natale.
La Kirchherr venne a conoscenza di questa nuova band grazie al suo ragazzo di allora, il grafico Klaus Voormann – autore, anni dopo, della copertina del loro settimo album, Revolver – e fin dalla prima esibizione ne rimase affascinata, sia per la presenza scenica che per la qualità dei musicisti, che allora alternavano al repertorio di cover rock’n’roll dei vari Little Richard e Chuck Berry i loro primissimi pezzi. L’amore fu reciproco, e i Beatles furono a loro volta attratti da questa loro coetanea che tentava di parlare inglese, introducendoli a una cultura europea continentale a loro completamente sconosciuta e che divenne per loro fonte di ispirazione ed esempio.
L’amicizia tra Astrid e i Beatles si sviluppò in breve tempo e la ragazza, dopo aver fatto conoscere loro l’arte e la letteratura esistenzialista, ne influenzò profondamente lo stile, trasformandolo in quello che tutti noi conosciamo: la tenuta classica da rocker alla Elvis Presley, composto da giacche di pelle, stivali alla texana e capelli a banana, lasciò il posto a un look più sofisticato e minimale, con completi, camicie e l’iconico taglio a caschetto che la fotografa stessa portava e che sarebbe poi diventato il simbolo della band per quasi tutta la loro carriera.
Il rapporto con la Kirchherr assunse per Stuart Sutcliffe caratteristiche diverse dall’amicizia. I due si legarono presto sentimentalmente e lui, dopo averle chiesto di sposarla, decise di lasciare la band per rimanere con lei e dedicarsi alla sua vera passione, la pittura, venendo ammesso all’Accademia d’Arte di Amburgo. Era il 1961. Da allora i Beatles rimasero in quattro, Paul passò a suonare il basso e Pete Best fu sostituito da Ringo Starr. Purtroppo la felicità di Astrid e Stuart durò poco, visto che il ragazzo sarebbe morto l’anno dopo, a soli 21 anni, per un’emorragia cerebrale causata da un tumore, probabilmente originato dalla degenerazione di una ferita al cranio. La figura di Stuart Sutcliffe, il suo rapporto con i Beatles, l’amore per Astrid e il suo tragico epilogo sono stati raccontati nel 1994 in un toccante film diretto dall’esordiente Iain Softley, Backbeat – Tutti hanno bisogno d’amore, in cui i due innamorati sono interpretati rispettivamente da Stephen Dorff e Sheryl Lee.
I Beatles e la Kirchherr rimasero però legati da un’amicizia profonda che sopravvisse alla tragedia e la fotografa fu una delle poche persone a poter seguire i musicisti anche quando erano diventati un fenomeno di massa, dando vita a scatti memorabili che li ritraevano in tournée, in vacanza, in giro per l’Europa, ma anche nella loro dimensione più intima e privata. La Kirchherr fu la prima a immortalare la band in un vero e proprio servizio fotografico posato, e fu l’unica fotografa ammessa sul set di A Hard Day’s Night, il loro primo film, diretto da Richard Lester nel 1964. I Beatles, dal canto loro, cercarono di ricreare quei primi anni di carriera ad Amburgo, sia stilisticamente che visivamente, almeno per tutto il periodo che arriva fino al 1966, con l’uscita di Revolver e il loro passaggio a look e visioni più colorati e stravaganti, sfociati poi nel trionfo di Sgt. Pepper l’anno successivo.
La mostra Astrid Kirchherr with the Beatles, accompagnata dall’omonimo libro pubblicato da Damiani e disponibile in italiano e in inglese, è in esclusiva italiana per Genus Bononiae, e presenta anche immagini e materiali fino a oggi mai esposti, fra cui un prestito della George Harrison Foundation, ripercorrendo il rapporto speciale fra la fotografa e il gruppo nonché la storia di un luogo e di un momento fondamentale per la band che, più di tutte, ha cambiato la storia della musica pop. La data della preview su invito non è casuale: il 6 luglio 2017 cade infatti il sessantesimo anniversario del primo incontro fra Lennon e McCartney nel giardino della chiesa di St. Peter a Liverpool, quando il sedicenne John, che suonava con il suo gruppo di allora, The Quarrymen, fu presentato al quindicenne Paul, venuto ad assistere al concerto.
Non è da tutti, come si diceva, aver vissuto accanto ai Beatles, aver contribuito a crearne lo stile, averli raccontati attraverso le immagini e averli amati anche sul piano fisico, anche se al prezzo di una tragedia. Specie per una ragazza del loro tempo come Astrid Kirchherr. E ora, che è un’elegante signora di 79 anni che porta ancora i capelli corti, è giunto il momento di renderle onore. Anche se non le saremo mai abbastanza grati per quello ha fatto, per essere stata la donna giusta nel posto giusto al momento giusto.