new york
vista con gli occhi
di una bambina

Simona Bembo, impreditrice e mamma di Emma, sette anni. È founding partner di The Nursery, dinamica agenzia di comunicazione e partner di Famideal, sito di e-commerce di famiglie con bambini. Appena rientrata da una bellissima vacanza a New York ha acceso il pc e ha deciso di raccontare per MEMO la Grande Mela vista con gli occhi di sua figlia. Perché viaggiare con un bambino è fare proprio un altro viaggio.

 

LA GRANDE MELA PRESA A MORSI  DA MIA FIGLIA

IMG-20180914-WA0001di Simona Bembo

Sette anni dopo. Era il 2011 quando sono andata a NYC per la prima volta. Ero incinta di 7 mesi e, saranno stati gli ormoni o non lo so, fatto sta che me ne sono innamorata. Io, così europea per cultura, così poco americana, io che non amo troppo gli spazi urbani e preferisco il rumore delle foglie nel bosco. Ma tant’è. New York, Manhattan più precisamente, mi è rimasta nel cuore. Il numero 7 mi è sempre piaciuto e così quest’anno, con Emma vicina ai 7 anni, abbiamo pensato di tornare. Lei, una piccola grande viaggiatrice, era decisamente pronta a godersi l’avventura. Non so se e quanto ricorderà di questo viaggio ma certamente lo ricorderò io. Lo ricorderemo noi, mamma e papà, che abbiamo morso la grande mela sentendo un gusto nuovo, l’abbiamo guardata con occhi nuovi e ce la siamo goduta nel migliore dei modi, come è in grado di godersela un bambino.

Perché viaggiare con un bambino è fare proprio un altro viaggio, un viaggio nel viaggio come nessuna altra condizione ti costringe a fare. È indispensabile costruire un percorso a misura di gambe corte (non che le mie siano tanto più lunghe ma ci siamo capiti), fatto di attività divertenti e di momenti rilassanti. È indispensabile inserire qualche ora nella natura ogni giorno, specie se il viaggio è in una meta rutilante e rumorosa come lo è New York. Ecco quindi cosa è piaciuto, e cosa meno, alla nostra bimba in questo viaggio e qualche piccolo consiglio a mamma e papà. Magari sarà utile a chi di voi si sta per cimentare nella stessa impresa.

I musei
I musei? Ebbene sì. Ha amato ogni museo che abbiamo visitato. In particolare quelli dotati di audioguida (sempre gratuita) in italiano, purtroppo ancora pochi. È interessante osservare l’approccio disincantato all’arte che ha un bambino. Al bambino non interessa minimamente se l’artista sia famoso o meno. Se quel quadro sia importante o meno nel panorama della storia dell’arte e della critica. Al bambino interessa solo e soltanto se quel quadro, o quell’opera, è per lui bello. Se lo stimola, se “ci vede qualcosa”. E non pensiate che le sole opere apprezzabili dai bimbi siano le più tradizionali, affatto. È l’astrattismo che li stimola di più, con il suo uso o non uso del colore, delle luci e dei materiali. Provate a fare con i vostri bambini il gioco del “Tu cosa ci vedi?” davanti a un Rothko. Ne rimarrete entusiasti.

I parchi
Non solo Central Park, dove abbiamo fatto un lunghissimo e faticosissimo giro in biciclette di ben due ore nel quale si è divertita come una pazza. Ma ogni playground, ogni area bimbi che incontrassimo faceva al caso suo. Non sottovalutate il potere di una pausa, anche solo di 15 minuti. I bambini hanno bisogno di giocare, e l’energia che vi sembra stiano sprecando e che potrebbero usare per camminare non è affatto la medesima. Dopo una bella corsa, un giro in altalena e tre sullo scivolo sono molto più ben disposti per le passeggiate o il museo del pomeriggio. Ah, e voi sarete stati seduti un quarto d’ora!

Times Square
L’unico luogo di NYC che rifuggo come la peste. Rumoroso, affollato, incasinato. Un vero incubo. Per me. Per lei uno spettacolo di luci e colori entusiasmante, un Natale anticipato caduto come un dono. Un susseguirsi di cose da fare e da vedere, gli artisti di strada, i personaggi vestiti da Minnie e Topolino, i negozi incredibili come quello delle M&M’s, che lei non mangia e di cui mi ha fatto comprare un sacchetto gigante solo per il gusto di aprire i rubinetti sotto i giganteschi tubi colorati pieni di caramelle. Ma anche questo è New York. E vedere le luci riflesse nei suoi occhi brillanti vale il sacrificio.

Il cibo
Ma che bello è, in vacanza, nutrirsi solo di hot dog del carrettino, hamburger con formaggio fuso, mac&cheese e pannocchie con il burro sopra? Beh, in effetti è meraviglioso per un bambino, un po’ meno per noi magari. Via libera a quelle che a casa sono considerate schifezze, dunque. Sì, anche la Coca Cola in questi giorni secondo me è ok, con tutto quello che si cammina tanto male non farà. E in ogni caso c’è tutto il tempo per tornare alla nostra adorata dieta mediterranea una volta rientrati a casa. Ma la frutta? La verdura? Verdura scordatevela. Fate pace e la rimangeranno quando tornate. Troppo condimento, troppe salse, troppo tutto qui. Per la frutta in ogni Pharmacy (ce ne sono davvero tante, spesso aperte 24h su 24) oppure Whole Foods hanno un sacco di frutta, anche onthego, in comode confezioni, che potete portarvi dietro e usare come una merenda, magari insieme ad uno yogurt. Ah, l’uva è spesso senza semi, cosa che LEI ha giudicato un elemento di considerevole progresso.

(Per dovere di cronaca il banale piatto di lenticchie che le ho proposto la sera a cena al nostro ritorno in Italia è stato accolto come la più succulenta delle pietanze, e non so darle torto).

Abbigliamento
Una cosa facile facile, considerate dai -10 ai +32 se viaggiate ad Agosto. Un’escursione termica di circa 42 gradi misurata però dentro/fuori, non notte/giorno. A New York del riscaldamento globale se ne infischiano, un gran peccato, e tengono l’aria condizionata a palla ovunque. Che sia un museo, un negozio o un ristorante state pur certi che, senza una felpa, morirete letteralmente di freddo. Per questo, via libera a pantaloncini corti, le ginocchia non hanno mai preso il raffreddore, ma tenete sempre in borsa una felpa non troppo leggera per quando dovete entrare in ambienti chiusi. Ve lo dico per esperienza, mi sto ancora soffiando il naso.

I mendicanti

Ce ne sono tanti. Come da noi. E come accade a Milano, la vedo mentre li guarda. E sono pronta alla domanda. Non passate avanti, non fate finta di niente, siete in vacanza è vero e a volte certe tristezze, un certo tipo di dolore, vorremmo tenerlo a distanza. Con un bambino, non possiamo permetterci questo tipo di cinismo. Un bambino ha bisogno di capire, o di provarci, ha bisogno di rattristarsi e poi riprendersi. Ha bisogno di sentire l’ingiustizia del mondo per essere in grado di costruire un mondo più giusto. Tenete sempre a portata di mano qualche moneta da un dollaro. Per voi non cambierà molto, ma per una persona che ne ha bisogno, e per vostro figlio, sì.

La NYPass

Una piccola tessera grande come un bancomat, acquistabile prima di partire e che include, oltre all’ingresso alla maggior parte dei musei e delle attrazioni culturali, anche una serie di esperienze costosissime che non fareste mai e che invece, ai bambini, piacciono da morire. Il risparmio è notevole. Abbiamo calcolato che, più o meno, con una tessera pagata 200 dollari a testa, abbiamo fatto attività che ne sarebbero costate oltre 600. Alcune di queste esperienze sono, per esempio, la crociera sull’Hudson per vedere la Statua della Libertà da vicino al tramonto in cui mi ha chiesto di fare mille mila foto tutte uguali a sta benedetta statua, e i grattacieli che si colorano prima di rosso e poi accendono le loro mille luci. Oppure l’Hop On Hop Off Bus, un autobus a due piani (i bimbi li amano!) che puoi prendere in diverse zone della città ed è un mezzo stra-comodo per passare da un quartiere all’altro senza faticare troppo. Infine, la serata più divertente dell’intera vacanza, al Luna Park di Coney Island, un luogo senza tempo, incantato e incantatore, con l’oceano di fronte e Nathan, l’hot dog più famoso della città cui non si può proprio rinunciare.

Insomma, un viaggio divertente e faticoso, fatto di tante cose, di tanti aspetti che si intersecano l’uno con l’altro costruendo quella che nel marketing culturale diremmo un’esperienza. E vi assicuro lo è, per tutta la famiglia. Ma anche e soprattutto per loro, che si superano, si mettono alla prova con tutte le novità cui sono messi di fronte e crescono. Al ritorno da ogni viaggio lei mi sembra diversa, più completa. E non accade forse lo stesso per noi?