Scatti del Po
Uno dei più precoci e coerenti esempi di fotografia documentaria: questo è Terra senz’ombra, la grande ricerca intrapresa dal fotografo narratore Piero Donzelli sul Delta del Po dal 1953 al 1960 che da sabato 25 marzo diventa un’interessante mostra dal titolo “Pietro Donzelli. Terra senz’ombra. Il Delta del Po negli anni Cinquanta“, voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con Comune di Rovigo, Accademia dei Concordi, Silvana Editoriale, a cura di Roberta Valtorta, presso Palazzo Roverella di Rovigo.
Oltre 100 scatti, molti inediti, dimostrano la capacità dell’artista di raccontare con l’intensità del bianco e nero la vera realtà umana e ambientale, tra la topografia e la sociologia. Donzelli fotografa il Po di Levante, il Po di Volano, Adria, Goro, Rosolina, Mesola, Scardovari, l’isola di Ariano: ambienti meravigliosi e drammatici, abitati da gente che vive tra terra e acqua, costretta a misurarsi con la forza di una natura spesso ostile, di cui egli restituisce un ritratto di grande dignità. L’obiettivo di Donzelli si ferma su una festa di paese, il cinema all’aperto, le venditrici ambulanti, gli artigiani all’opera, il mondo dei pescatori e degli specchi d’acqua riflessi: uomini, donne, vecchi e bambini colti nelle espressioni più spontanee, più vere.
“Terra senz’ombra – come racconta la curatrice Roberta Valtorta – racchiude in sé la piattezza del paesaggio, il silenzio, la fatica e il senso della vita nell’ampiezza della pianura assolata. Esprime anche la luce di cui la fotografia ha bisogno per raccontare che in quei territori la pianura si fa dominante, schiacciante. Ma c’è anche qualcos’altro in questo titolo, cioè che il racconto sarà senza ombre, schietto, vero.”
La serie è considerata una dei pilastri della storia della fotografia italiana in cui Piero Donzelli (Monte Carlo, 1915 – Milano, 1998) si inserisce a pieno titolo: ha testimoniato l’Italia dal dopoguerra agli anni sessanta, il passaggio dalla società rurale e preindustriale alla società dei consumi. Fotografo, ricercatore, collaboratore di riviste specializzate e curatore di mostre, Donzelli è stato una figura determinante per la diffusione della cultura fotografica nel nostro Paese. E’ grazie alla sua instancabile attività che sono state presentate in Italia, per la prima volta, opere di Dorothea Lange, di Alfred Stieglitz, dei fotografi della Farm Security Administration.
A partire dal 1948 è stato tra i fondatori e gli animatori della rivista “Fotografia” e dal 1957 al 1963 è stato redattore e poi condirettore dell’edizione italiana di “Popular Photography” e nel 1961 e 1963 ha curato, con Piero Racanicchi, due volumi di “Critica e Storia della Fotografia” che raccoglievano testi e materiali sui più importanti fotografi della storia. Nel 1950 è stato tra i fondatori dell’Unione Fotografica (Associazione Internazionale Manifestazioni Fotografiche), che aveva tra i suoi obiettivi quello di spostare l’attenzione sul realismo in fotografia, promuovere manifestazioni di livello internazionale e sostenere la fotografia italiana all’estero.
Le sue serie fotografiche affrontano il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive. Ha lavorato su Milano, Napoli, la Calabria, la Sicilia, la Sardegna, il paesaggio toscano, le terre del Polesine e il Delta del Po, un luogo-mito della cultura italiana ed è stato rappresentato in molte opere cinematografiche (Antonioni, Visconti, De Santis, Rossellini, Soldati, Vancini, Renzi, Comencini) e letterarie (Bacchelli, Guareschi, Govoni, Zavattini, Cibotto, Piva, e più di recente Celati o Rumiz).
In mostra anche importanti materiali di documentazione del progetto, scritti di Donzelli, composizioni di fotografie di Donzelli con rime di Gino Piva, geniale poeta polesano.
La mostra rimarrà aperta fino a domenica 2 luglio