La lunga notte di Molly Bloom

Esattamente tre mesi fa, il 31 luglio 2023, è andato in scena a Levanto, in occasione del Levanto Music Festival – Amfiteatrof, lo spettacolo teatrale musicale La lunga notte di Penelope, che aveva esordito poco tempo prima al Bloomsday di Genova.
Definito “concerto per voce recitante e violoncello”, La lunga notte di Penelope è prodotto da Officine del Levante – l’associazione di promozione sociale che ogni anno organizza eventi culturali prestigiosi nella città dell’estremo Levante Ligure – e utilizza testi tratti da Ulisse di James Joyce e musiche di Benjamin Britten. Riduzione, adattamento e regia sono di Fausto Cosentino, Direttore artistico del Festival, mentre in scena sono l’attrice Sarah Pesca alla voce recitante e la musicista del Conservatorio Niccolò Paganini Carola Puppo al violoncello.
Il senso dello spettacolo lo racconta lo stesso Cosentino nelle note di regia.
16 giugno 1904.
È la fine di una lunga giornata di peregrinazioni in giro per la città, in una sorta di viaggio a tappe nei luoghi più significativi di Dublino.
Un percorso fisico e psicologico dei tre personaggi principali: Leopold Bloom, un uomo comune, l’artista Stephen Dedalus e Molly, la moglie di Leopold.
La città assume diverse valenze seguendo lo stato d’animo dei personaggi e questa particolarità contribuisce a renderla protagonista e personaggio tra i personaggi, non essendo mera ambientazione ma rappresentazione di stati d’animo.
Alla fine di questa lunga giornata sotto il cielo di Dublino, una donna è sveglia nella sua stanza da letto.
Non si tratta di una donna qualunque: è Molly, la moglie infedele dell’uomo medio più famoso della letteratura occidentale: Leopold Bloom.
Sola, Molly si abbandona a un soliloquio intessuto di rimpianti, nostalgie e recriminazioni.
Molly Bloom di Joyce è una Penelope. Così è stata, in più occasioni, definita. Tesse il racconto della sua vita senza fiato, senza pause.
Un racconto che, come la tela di Penelope, è lei stessa a fare i disfare.
Una donna, sospesa nel tempo dell’adolescenza e nei suoi umori, che vive nel presente e nel passato continuo, vive nel ricordo e nel futuro che fantastica.
I pensieri scorrono e nei pensieri ci sono censure.
Ma non nel flusso di coscienza di Molly. In esso tutto scorre e nello scorrere dei pensieri esplode un fiume di parole.
Il flusso di coscienza diventa così una melodia musicale e le parole sono note, il loro accavallarsi è il ritmo da tenere nella partitura. È una grande, immensa, incredibile opera teatrale in musica, nella quale il senso primo è la musicalità stessa.
Alla musicalità delle parole di Joyce fanno da contrappunto ed accompagnamento le note di un violoncellista che esegue, dal vivo, brani dalle tre “Suites per violoncello” di Benjamin Britten.
Pubblichiamo ora il primo capitolo dello spettacolo, esattamente come scritto da Joyce, quindi totalmente privo di punteggiatura.
LA LUNGA NOTTE DI PENELOPE
di James Joyce
Riduzione e adattamento di Fausto Cosentino
Sì perché prima una cosa tipo chiedere la colazione a letto con due uova lui non l’aveva fatta da quando eravamo al City Arms hotel e faceva finta di star male con la voce da malato e faceva il pascià per rendersi interessante con quella vecchia carampana Mrs Riordan e lui credeva d’essere nelle sue grazie e lei non ci lasciò un centesimo tutte messe per sé e per l’anima sua spilorcia maledetta aveva paura di tirar fuori quattro soldi spassiamocela prima un pochino Dio ci scampi e liberi tutti se tutte le donne fossero come lei a sputar fuoco contro i costumi da bagno e le scollature che nessuno avrebbe voluto vedere addosso a lei si capisce dico che era devota perché nessun uomo si è mai voltato a guardarla spero di non diventar come lei io dico è stato felice di togliersi di torno lei e il suo cane che mi annusava la pelliccia e cercava d’infilarmisi tra le sottane specialmente in quei periodi eppure questo mi piace in lui che è così gentile con le vecchie e i camerieri e anche i poveri non è orgoglioso di nulla proprio ma non sempre sì ha fatto qualcosa da qualche parte me ne accorgo dall’appetito comunque non è amore sennò non mangerebbe per pensare a lei così o è stata una di quelle nottambule se è davvero laggiù che è stato e quella storia dell’albergo l’ha inventata per nascondere i suoi maneggi è stato Hynes a trattenermi chi ho incontrato ah sì ho incontrato te lo ricordi Menton e chi altri guardiamo un po’ quella faccia da bambinone l’ho visto e lui che non era sposato da molto a fare il pollo con una ragazzina al Myriorama di Poole e gli ho girato le spalle quando lui se la svignava con l’aria colpevole poco male ma ha avuto la faccia tosta di farmi la corte una volta ben gli sta bocca irresistibile e occhi sporgenti il più imbecille di tutti gli imbecilli che ho incontrato e lo chiamano procuratore sennonché non mi piace sbattermi più di tanto a letto oppure se non è quella magari è qualche puttanella o roba simile raccattata vattelapesca dove o pescata di nascosto se lo conoscessero come lo conosco io sì perché avantieri scribacchiava qualcosa una lettera quando capitai nella stanza e lui la coprì con la cartasciuga facendo finta di pensare al lavoro e probabilmente era per qualcuna che si crede d’aver trovato l’America con lui perché tutti gli uomini diventano così alla sua età specialmente sui quaranta come lui in modo da pappargli quanti più soldi possibile non c’è peggior sciocco d’un vecchio rimbambito e poi la solita solfa di baciarmi il culo tutto per nascondere quella cosa là che non me ne importa un fico secco con chi lo fa o chi aveva conosciuto prima in quel modo però mi piacerebbe saper qualcosa purché non ce li abbia tutti e due sotto il naso tutto il tempo come quella troia quella Mary che avevamo a Ontario Terrace che s’imbottiva il sedere per eccitarlo una o due volte mi è venuto il sospetto facendolo avvicinare quando trovai quel capello lungo sulla giacca senza contare le volte che sono arrivata in cucina e lui faceva finta di bere dell’acqua una donna non gli basta mica a loro tutta colpa sua si capisce viziare le serve e poi l’idea di farla mangiare a tavola con noi a Natale per favore ah no grazie tante a casa mia no ma io ero sicura che c’era del tenero tra loro ci voglio io per scoprire queste cose lui diceva non hai prove era lei la prova in ogni modo gli diedi la scelta o fuori lei o fuori io non potevo neanche toccarlo all’idea che era stato con quella sporca bugiarda faccia di bronzo una sciattona come quella che me lo negava in faccia cantando dappertutto anche nel cesso perché sapeva d’avere le spalle ben protette sì lui non può farne a meno per molto tempo così bisogna lo faccia dove gli capita e l’altra volta me lo scaricò didietro quando fu ah sì la notte che Boylan mi dette quella stretta di mano lungo la Tolka una mano s’infila nella mia io non feci che premere sul dorso della sua così col pollice per rendere la stretta cantando La Prima Luna di Maggio raggiante d’amore perché ha una vaga idea che tra noi due non è così sciocco allora ha detto pranzo fuori e vado al teatro Gaiety però non intendo dargli la soddisfazione in tutti i casi Dio sa che lui è un diversivo in certo modo non si può portare sempre lo stesso vecchio cappello a meno che io non paghi qualche bel ragazzino per farlo mica lo posso far da sola gli piacerei a uno molto giovane sarebbe imbarazzato se fossi un po’ sola con lui gli farei vedere le giarrettiere quelle nuove e lo farei diventar rosso a guardarlo sedurlo so quel che provano i ragazzi con quei quattro peli sulle gote sempre a tirarselo e maneggiarselo per ore e ore domanda e risposta lo faresti questo e quest’altro e quest’altro ancora col carbonaio sì con un vescovo sì senz’altro perché gli ho detto di quel decano o vescovo che stava a sedere accanto a me nei giardini del tempio degli ebrei quando lavoravo a maglia a quel golfino chi hai in mente di un po’ a chi pensi chi è dimmi il nome di chi dimmi chi è l’imperatore di Germania ah sì immagina io sia lui pensaci sentilo che sta cercando di far di me una puttana non ce la farà mai dovrebbe piantarla ora a questa verde età è una rovina per la donna e non c’è soddisfazione far finta di godere finché non viene e allora io finisco per conto mio alla bell’e meglio e questo lavoro ti fa sbiancar le labbra comunque ora è finita una volta per tutte per quanto la gente ne parli è solo la prima volta dopo non c’è più gusto ordinaria amministrazione lo fai senza pensarci sopra perché non si può dare un bacio a un uomo senza sposarselo prima certe volte si ha una voglia bestiale quando ci sentiamo così piene di piacere dappertutto non si resiste vorrei che un uomo qualunque mi prendesse qualche volta e mi baciasse stringendomi a sé non c’è niente al mondo come un bacio lungo e caldo che ti arriva al cuore quasi ti paralizza ma poi non posso soffrire la confessione quando andavo da Padre Corrigan mi ha toccata padre e che male c’è dove e io dicevo sulla riva del canale come una stupida ma dove sulla vostra persona figlia mia sulla gamba dietro in alto era mica piuttosto in alto era mica dove ci si siede sì Oh Signore non poteva dir subito il sedere e buona notte e che cosa c’entrava tutto questo e avete anche non mi ricordo la parola no padre ma io pensavo sempre al vero padre che bisogno aveva lui di sapere quando io avevo già confessato tutto a Dio aveva una bella mano grassa la palma sempre umida mi sarebbe piaciuto toccarlo e non sarebbe dispiaciuto nemmeno a lui a giudicare da quel collo taurino mi piacerebbe farmi abbracciare da uno di loro con quei loro paramenti e quell’odorino d’incenso come il papa e poi non c’è mica pericolo con un prete se sei sposata lui è cauto per suo conto poi dar qualcosa a S. S. il papa per penitenza chissà se è rimasto soddisfatto di me chissà se è sveglio a pensare a me o se sogna forse di me chi gli avrà dato quel fiore che ha detto di aver comprato faceva una fatica cane per tenersi sveglio sì perché mi sentivo tanto bene e stanca anch’io e mi addormentai come un sasso non appena m’infilai a letto finché quel tuono mi svegliò come fosse la fine del mondo come quei fulmini spaventosi a Gibilterra come se il mondo stesse per finire e poi ti vengono a dire che non c’è Dio ma lui mi prenderebbe in giro se lo sapesse perché non va mai in chiesa né a messa né alle riunioni dice che l’anima non esiste solo materia grigia dentro perché non sa cosa voglia dire averne una sì quando ho acceso la lampada sì perché deve essere venuto 3 o 4 volte con quel tremendo bestione grosso e rosso che ha io pensavo che la vena o come accidenti la chiamano stesse per scoppiargli per quanto il naso non ce l’abbia tanto grande dopo che mi son spogliata completamente dopo aver tirato le tendine e con tutte le ore che ci ho messo a vestirmi e profumarmi e pettinarmi sembrava di ferro o una specie di grossa sbarra che sta ritta tutto il tempo doveva aver mangiato ostriche mi pare qualche dozzina aveva la voce in gran forma no non ho mai tastato nessuno in vita mia che ce l’avesse così grosso da sentirsene tutta piena che idea farci così con quel gran buco in mezzo come uno stallone che te lo caccia dentro perché questo è tutto quel che vogliono da te con quella decisione cattiva nello sguardo che io ho dovuto socchiudere gli occhi però non ne ha molto di brodo quando glielo feci tirar fuori perché me la sciorinasse all’aperto considerata la grossezza comunque meglio nel caso ne rimanesse qualche gocciolina se non mi lavo bene l’ultima volta lo lasciai finir dentro bella invenzione per le donne che tutto il piacere debba andare a lui ma se se ne facesse assaggiare un po’ anche a loro se ne accorgerebbero quel che ho passato con Milly nessuno ci crederebbe dice che non son contenti se non ci vedon gonfie come elefanti o non so che cosa metti che rischio d’averne un altro ma non da lui per quanto se fosse sposato non c’è dubbio che avrebbe un bel maschiotto però mah non so Poldy ha più brodo sì ci sarebbe da divertirsi dico che è l’incontro con Josie Powell e il funerale e il pensiero di me con Boylan l’ha alluzzato pensi quel che gli pare ora se questo gli fa buon prò so che pomiciavano un po’ quando son comparsa e poi voleva darmi a bere che era stato solo per non farle far tappezzeria e così si arrivò a quella lite per la politica e lui mi regalò le poesie di Lord Byron e le tre paia di guanti e finì così mi ci voleva poco a fargli far pace so io come anche se si rimettesse con lei e l’andasse a trovare da qualche parte lo saprei benissimo la vedremo che ci vada pure a lei si capisce non parrebbe vero di far finta d’essere innamorata pazza di lui non ci farei molto caso andrei da lei e le chiederei se lo ama sì o no e la guarderei fissa negli occhi non me la farebbe ma lui potrebbe essere lui a pensare di essere innamorato e farle una dichiarazione con quei discorsi a cavatappi come ha fatto con me lei non faceva che abbracciarmi la Josie ogni volta che c’era lui puntandolo si capisce e quando dicevo che mi lavavo su e giù il più possibile mi chiedeva e ti sei lavata la possibile le donne cercano sempre di andare a finir lì dandoci dentro quando c’è lui non mi meraviglia affatto perché era molto attraente a quel tempo cercava di imitare Lord Byron e io gli ho detto che mi piaceva più tardi però non le faceva più tanto piacere come quel giorno che mi buttai giù dal ridere e non mi fermavo più con tutte le forcine che cadevano l’una dopo l’altra con la massa di capelli che avevo sei sempre d’ottimo umore diceva lei sì perché questo la faceva imbestialire perché sapeva cosa voleva dire perché io le raccontavo parecchie cose di quello che facevamo tra noi due non tutto ma sempre abbastanza da farle venire l’acquolina in bocca