L’arte di Pietro Bellani per capire il rapporto con il nostro tempo.
L’approccio circolare di Pietro Bellani (1944) nell’arte si distingue per un continuo rimodellamento delle sue opere, esprimendo una visione innovativa del riuso e del recupero. L’artista spezzino ha saputo intrecciare il concetto di circolarità in modo da rendere ogni creazione una riflessione sulla condizione umana, con un invito a considerare il nostro rapporto con il tempo, con la materia e il nostro fragile pianeta.
Racconta la vulnerabilità emotiva degli umani e quella fisica della Terra grazie a un dialogo aperto, mettendosi a nudo davanti alle sue opere, parlando ad esse, vivendone circondato, liberando l’anima e trasformando la materia in arte, proprio in mezzo a loro, nel suo studio (talvolta calpestandole e danzandogli sopra).
Il riuso come Fondamento Creativo
Ferro, legno, chiodi, spago, cassette della frutta, vassoi di pasticcini, plexiglass, specchi, terra, la delicatezza di una scultura che porge il pianeta terra nelle mani di un’altra scultura un altro uomo, con la speranza che ne preservi l’intatta bellezza ormai in decadenza. Il colore è per lui una forma viva, essenza del creare. Pensare e realizzare, disfare per poi rifare, come uno stilista, un compositore, un cuoco alla ricerca della formula perfetta. Prende così vita la serie dei “pianeti”.
Stratificazioni di memoria e circolarità del tempo.
Prediligere ciò che si trova e che si ha senza acquistare materia vergine, trasformare, stratificare. Cancella così il suo tempo e lo rende circolare, in un alternarsi continuo e confuso tra il giorno e la notte. Materiali poveri e protagonisti umili, non c’è mai un punto, ci sono solo pause, ci sono delle preziose improvvisazioni, dei ripensamenti. Il suo è un dialogo reciproco, libera l’anima e accumula materiali, trasformandoli in arte, come con le cassette della frutta.
Sostenibilità sociale
Temi sociali, l’identità della moltitudine, la routine, l’uscita dall’ufficio alle ore 17. Osservare i passanti in tutta la loro frenesia automatizzata e immaginare le loro storie, avere nitide immagini che scorrono in un flusso annebbiante di pensieri del presente e del passato, arrivare a un punto di arrivo tornando al punto di partenza, non accontentarsi, gioire, soffrire e recuperare le forze e l’identità guardando negli occhi dell’altro, stupirsi durante l’adolescenza e immaginare guardando dalle finestre, spiando attraverso le porte con una curiosità forsennata. La sua è anche una involontaria missione di sostenibilità sociale, mettendo in luce i temi dell’equità, della coesione sociale, della giustizia, e della “moltitudine”, della collettività di cui noi tutti siamo parte.
Pietro Bellani esprime l’amore per la vita celebrando uomo (e donna), natura e arte in una ricetta che non c’è. Racchiusa in una metafora, nell’ottimismo e nella speranza di un futuro migliore.
Siamo tutti una folla di omini in fila, siamo altresì l’uomo dall’aspetto dorato che sorregge un pianeta sferico in precario equilibrio.
Sfuggevole, infinito, inesauribile, un eterno giro dell’oca dove si torna sempre alla casella di partenza, in un gesto necessario e involontario di circolarità senza vincitori né vinti.
Circolarità artistica, poetica, astratta, sconosciuta in parte anche al Maestro Bellani, racchiusa in uno scritto che è per lui, vissuto.