Le mille volte della carta

Le mille volte della carta

Tutto inizia dal gesto semplice, ma non scontato, di ogni cittadino che decide di praticare la raccolta differenziata. È questo il punto di partenza necessario del ciclo del riciclo che innesca un circolo virtuoso di nascita e rinascita in cui giornali, cartoni, sacchetti, imballaggi e quaderni non esauriscono la loro funzione ma reinventano nuovi viaggi all’interno di nuove forme di utilizzo, a volte persino inaspettate

 

(di Claudia Tani)

La carta ha molte vite. E ogni vita è un viaggio. Nelle sue fibre possiamo persino continuare a leggere le tracce della sua vita precedente, possiamo sapere persino da dove proviene, ma non possiamo sapere cosa diventerà. Che fine fanno i giornali una volta che li abbiamo letti? E l’imballaggio di cartoncino che tiene insieme le nostre bibite preferite? E i vecchi quaderni del liceo? E le migliaia di volantini pubblicitari che riempiono la nostra cassetta delle lettere? E la parte delle bollette che stacchiamo una volta pagata la cedolina? E quell’ingombrante cartone che racchiudeva i tanti pezzi del mobile che abbiamo comprato, caricato in auto e orgogliosamente siamo riuscite a montare da sole? Dove finiscono le montagne di post-it colorati che affollano la porta del nostro frigorifero quando abbiamo acquistato tutte le scorte che c’eravamo segnate per la spesa e non abbiamo fatto quella cosa che dovevamo assolutamente fare ma che è invece passata nel dimenticatoio? Dove finiscono tutti questi frammenti di quotidianità quando hanno assolto alla loro funzione e non ci servono più? Davvero il loro “ciclo vitale” è legato al singolo utilizzo che ne facciamo, e una volta soddisfatta questa esigenza la loro (ingloriosa) fine è quella di “finire” in una discarica? «Se ne è andata nell’indifferenza di tutti», si potrebbe dire se si trattasse della vita di una persona, ma riferendosi a fogli di carta, pezzi di cartone, imballaggi di cartoncino, banali scarti di cellulosa, la frase dovrebbe essere riformulata: «se ne è andata nell’indifferenziato».
Sì, l’indifferenziato, quel calderone indistinto in cui convogliano tutti i rifiuti che non vengono “separati”.
E pensare che carta, cartone e cartoncino possono vivere quasi all’infinito, se solo scegliamo di separarli accuratamente. Un piccolo, attento gesto di consapevole senso civico e civile che possiamo compiere ovunque: a casa, a scuola, al lavoro. Persino per la strada. E in questo modo innescare un circolo virtuoso di nascita e rinascita che sottrae la carta e i suoi derivati dalla discarica e li destina al macero. E di qui a nuova vita. È questo il ciclo del riciclo che vede nel riuso della carta, degli imballaggi e degli oggetti realizzati in cartone e cartoncino non solo il futuro verde della sostenibilità ma anche una rinnovata forma di creatività capace di ispirare i nuovi linguaggi del design, dell’arte contemporanea, persino della letteratura e del saper fare impresa. Perché la carta è sempre in viaggio. Torna mille volte ad essere, ad esistere, ad avere un funzione, una vita. Lo stesso foglio dove abbiamo scritto gli appunti i di un esame all’università o il numero di telefono del primo amore della nostra vita si trasforma, cambia funzione, proprietà, luogo, paesaggio. Immaginare il tragitto delle mille vite di un pezzo di carta significa immaginare un eterno giro del mondo. Un oggetto di carta riciclata appartiene al destino di centinaia di uomini che hanno scritto, letto e costruito il destino di quella carta, che abitano in luoghi lontani e parlano lingue incomprensibili ma tutti, proprio tutti, hanno bisogno di quel piccolo pezzo di carta per dare un significato alla loro esistenza. Per questo non possiamo fermare il viaggio della carta.
Ed è nel macero che la carta trova la sua rinascita, la sua genesi. È nel macero che tutte queste eco lontane, questi destini incrociati, questa cacofonia di suggestioni si mescolano per generare nuove storie da raccontare, nuovi usi da sperimentare, nuova vita da vivere.
In Italia l’industria del recupero e del riciclo della carta è una risorsa fondamentale del nostro sistema industriale. L’anno scorso il saldo della filiera del macero (che nel nostro Paese raccoglie, tratta e ricicla oltre 3 milioni di tonnellate di carta e imballaggi di cartone, dando lavoro a più di 30 mila persone) ammontava a 9 miliardi di euro. Un risultato non da poco se si tiene conto che da noi la produzione cartaria viene effettuata per la maggior parte con il macero e se si pensa che dal 1998 ad oggi, il riciclo degli imballaggi cellulosici è più che raddoppiato, passando dal 37% al 80%. In media, ogni italiano raccoglie in modo differenziato oltre 52 kg di carta all’anno. E potremmo ancora migliorare con poco: se ognuno di noi avviasse a raccolta differenziata solo due scatole di cartoncino, un giornale, uno scatolone di cartone, un portauova e tre sacchetti di carta in più, la raccolta pro-capite media aumenterebbe di un chilogrammo Sembra poco, ma se moltiplichiamo questo piccolo sforzo aggiuntivo per 52 milioni di cittadini, il risultato diventa impressionante. Soprattutto in termini di benefici ambientali. Basta pensare che per ogni tonnellata di carta che viene avviata al riciclo c’è un risparmio di CO2 stimato in 1,3 tonnellate. L’anno scorso il totale di anidride carbonica risparmiata ammontava ad oltre 30 milioni di tonnellate, per un beneficio netto di oltre 700 milioni di euro.
Questi dati ci sono stati forniti da Comieco, il Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica, che come un direttore d’orchestra, coordina l’attività di tutti i soggetti coinvolti nel circolo virtuoso del riciclo della carta: dai singoli cittadini che differenziano la raccolta dei rifiuti, agli enti che si occupano della loro raccolta e smaltimento (i Comuni, le Province e le Regioni) fino alle imprese interessate al recupero e all’utilizzo della carta da macero.