Maggy Bettolla: Consonno, meglio conosciuta come “la città dei balocchi”
Maggy Betolla, esponente spezzina degli urbex, gli esploratori urbani armati di reflex, torna a raccontare a MEMO un nuovo luogo abbandonato. Ci porta sul Lago di Come a Consonno. Buona esplorazione a tutti.
di Maggy Bettolla
Da Las Vegas italiana a paese fantasma, Consonno nasce e muore, rinasce una seconda volte e viene ferita per poi non risorgere più, almeno per ora…
Questo antico paese fantasma è uno dei più famosi d’Italia e la sua fama è legata a doppio filo con la sua strana storia: abbandonata da più di un trentennio sorge tra i verdi monti della Brianza, nel comune di Olginate, a due passi dal lago di Como, in provincia di Lecco. È raggiungibile percorrendo una strada oggi completamente recuperata: da Olginate è necessario imboccare via Belvedere una traversa della Provinciale 27 dove non è presente nessun cartello che indichi la strada per Consonno, e salire lungo la strada costeggiata da case nuove fino ad incontrare una sbarra. Il paese di Consonno è raggiungibile in auto la domenica e i giorni festivi dalle 10.00 alle 19.00, visto che la sbarra che blocca il passaggio viene aperta, il resto della settimana si può raggiungere a piedi o in bicicletta.
La storia di questo luogo è antica, nato come insediamento agricolo durante il Medioevo contava inizialmente 200 – 300 anime, l’economia locale era sostenuta dalla raccolta e lavorazione delle castagne che crescevano dai rigogliosi castagneti che circondano il paese, inoltre sedano e porri erano raccolti dai consonnesi e trasportati a Olginate attraverso la mulattiera, utilizzando una particole slitta chiamta “ul traén”. La vita a Consonno scorreva lenta, scandita dai ritmi della natura e delle feste religiose che si celebravano nella piccola chiesetta e nella piazza centrale del paese, ma anche questa piccola oasi iniziò un graduale spopolamento nel dopoguerra in poi, causato dallo sviluppo economico e dal cambiamento delle rotte commerciali. Alla fine degli anni 50’ Consonno contava circa 60 abitanti e infatti nel 1928 da comune autonomo che era fu annesso a Olginate. All’inizio del Novecento la popolazione era aumentata e si contavano circa 300 persone, ma la fine di quello che era sempre stato un borgo agricolo si stava avvicinando: a Consonno nessun abitante era proprietario della casa in cui abitava o del terreno che coltivava per vivere, il borgo e i 170 ettari di campi e boschi che lo circondavano erano proprietà della “Immobiliare Consonno Brianza”. L’agenzia immobiliare posseduta da due facoltose famiglie della Brianza, Verga e Anghieri, l’8 gennaio 1962 fu acquistata dall’industriale Mario Bagno che progettava per il piccolo borgo un futuro tutto diverso dall’attività campestre che aveva sempre vissuto. Il Conte Mario Bagno, eccentrico personaggio che aveva fatto recentemente la sua comparsa sulla scena commerciale, proprietario di una grande impresa che nel giro di pochissimi anni aveva costruito palazzi, quartieri, strada e piste di aeroporti, spese l’ingente cifra, per quei tempi, di 22.500.000 lire per appropriarsi dell’intero borgo e in breve il Conte divenne l’unico proprietario di Consonno. L’eccentrico imprenditore aveva messo gli occhi sul piccolo borgo per due motivi principali: la posizione panoramica e l’ubicazione, facilmente raggiungibile da Milano.
Il borgo, al momento dell’apparizione del Conte Bagno, appariva come un agglomerato di case rurali sviluppatesi intorno alla chiesa dedicata a San Maurizio e cinte da verdi foreste. Al centro del borgo, nella piazza del paese, sorgeva una “casa uso bottega per vendita privata”, un’osteria, il cimitero era posto su un poggio a Nord e il resto del paese era composto da piccole abitazioni tra le quali spiccava la casa utilizzata come sede per gli uffici comunali, composta da otto vani distribuiti su due piani.
A sud sorgeva la chiesa con annessa “casa del cappellano” composta da 4 vani disposti su due piani; la chiesa risalenti probabilmente all’alto medioevo è una struttura classica composta dal campanile, da una navata centrale, sulla facciata ha un pronao di gusto settecentesco e l’interno della chiesa è adornato da dipinti.
Il Conte Bagno ottenne l’autorizzazione per fare costruire al posto dell’antica mulattiera una strada asfaltata percorribile dai mezzi a motore e raccontò ai consonnesi quella che si rivelò essere in seguito una “bella storia”: Mario Bagno rassicurò gli abitanti raccontando che il lo scopo della costruzione della strada era quello di edificare solo alcuni alberghi per incrementare il turismo brianzolo lasciando intatta la struttura del vecchio borgo. In poco tempo le ruspe e i camion assaltarono il paese e i suoi abitati furono costretti ad abbandonare le loro case, solo a quel punto le vere intenzioni dell’industriale furono rivelate: Mario Bagno voleva trasformare Consonno nella nuova Las Vegas italiana. Roberto Milani, che abitava nel borgo all’epoca dei fatti racconta: “Le ruspe attaccavano le case con ancora all’interno gli abitanti o gli animali nelle stalle – bisognava scappare fuori in fretta e furia”.
Caso vuole che in quel periodo la crisi dell’agricoltura aveva costretto molti consonnesi a lasciare il paese per trovare lavoro nelle industrie sorte a Olginate e la popolazione di Consonno era calata drasticamente.
Il Conte Bagno fece radere al suolo tutti gli edifici salvando solo la piccola chiesa con casa del cappellano annessa e il vicino cimitero. Il territorio circostante iniziò ad essere deturpato, utilizzando anche esplosivi per appianare i rilievi montuosi e migliorare il panorama che si godeva da Consonno; si racconta che il conte non avesse un’idea precisa, un progetto da realizzare, ma che giorno dopo giorno dava libero sfogo alla sua “creatività” facendo costruire, modificare e a volte abbattere qualunque tipo di struttura. Al posto del piccolo borgo sorse in un lampo un complesso pulsante e in continua espansione dove furono costruite le cose più impensabili:
- una galleria commerciale arabeggiante con minareto che nell’ultimo piano ospitava dei piccoli appartamenti vacanze, e che attualmente è l’edificio meglio conservato anche se l’interno è stato deturpato dalla mano dei vandali;
- una pagoda cinese, oggi ancora visibile;
- il Gran Hotel Plaza, un albergo di lusso con colonne doriche;
- una zona dedicata alle feste danzanti, oggi ancora visitabile;
- sale da gioco;
- sfingi egizie;
- cannoni e armigeri medioevali in posizione di sentinella.
Ma il conte Bagno non creò solo quella che venne definita “La città dei Balocchi” ma fece costruire sulla strada che da Olginate conduceva a Consonno invitanti striscioni posti su strutture ad arco che contornavano la strada e preparavano il visitatore all’esperienza più bella della sua vita. Gli striscioni, oggi ancora in piedi, decantavano Consonno con frasi del tipo: “A Consonno il cielo è più azzurro”, “A Consonno è sempre festa”, “Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo”. Ad accogliere i visitatori prima di arrivare a Consonno il conte Bagno fece costruire inoltre un imponente castello medioevaleggiante che fungeva da portone di ingresso. Purtroppo oggi il castello non esiste più e al suo posto si trova una struttura in cemento non completata.
La corsa al successo per Consonno iniziò in modo scoppiettante e raggiunse il suo apice tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70, in migliaia accorsero a visitare la Las Vegas della Brianza dove tutto era possibile e il divertimento non si fermava mai. Grandi ospiti come Pippo Baudo e i Dik Dik fecero la loro comparsa nelle sale della “Città dei Balocchi” e numerose coppie di neo sposi sceglievano Consonno come luogo, dove effettuare il servizio fotografico ed altro.
Il Conte aveva ancora molti altri progetti per la cittadina e prevedeva di costruirvi intorno campi da pallacanestro, calcio, minigolf, un giardino zoologico e persino con circuito automobilistico, ma il declino era alle porte: la novità di Consonno, che aveva attirato moltissimi turisti, iniziò a scemare nel tempo e le continue iniziative di protesta per la devastazione urbanistica causata da Bagno misero in cattiva luce Consonno. Quello che maggiormente si rimproverava al Conte e alla sua opera urbanistica era la distruzione dei valori ambientali con conseguente alterazione della morfologia naturale del luogo, la distruzione del patrimonio verde e degli edifici, con la conseguente costruzione di altri dall’aspetto totalmente contrastante con la struttura del paesaggio circostante.
Nel 1976 la natura attuò la sua prima vendetta: una frana, causata dalla deturpazione che aveva subito la collina e dalle ingenti piogge, invase la strada di accesso alla città e Consonno rimase isolata dal mondo; un anno dopo un’altra frana interessò quella zona e gli sforzi del Conte per liberare la strada dai detriti sembrarono essere inutili, ma il Conte Bagno non sembrò disposto ad arrendersi. Negli anni ’80 tentò di rilanciare Consonno con un progetto alquanto ambizioso: la conversione del Gran Hotel Plaza in casa di riposo per anziani aperta e gestita da un frate, frate Alberto Bosisio. Il 22 ottobre 1995 alla veneranda età di 94 anni morì l’eccentrico Conte Mario Bagno e con la sua morte anche il progetto della casa di riposo non decollò mai; la struttura fu chiusa nel giugno 2007, il 2 luglio di quell’anno dell’edificio poco rimaneva: il rave party che si era tenuto dal 29 giugno al primo luglio 2007 aveva distrutto irrimediabilmente tutto.
Oggi Consonno è un paese fantasma, la ruggine e la decadenza lo caratterizzano. Camminando fra quelli che un tempo erano grandi edifici sfarzosi e di vasta attrattiva turistica si sente il peso di quella fine che Consonno ha subito in pochi anni, dopo che quei terreni sin dal medioevo erano stati chiamati “casa” da qualcuno. Attualmente a Consonno risiede solo un abitante che vive nella vecchia canonica, gli atri edifici oltre al complesso commerciale sono stati recintati per tutelare quel poco che è rimasto.
Il Piano di Governo del Territorio approvato nell’aprile del 2008 dal Consiglio comunale di Olginate auspicava una riqualificazione del territorio di Consonno, ma come in molti luoghi, anche per Consonno non sono state presentate proposte concrete e inoltre la zona è ancora proprietà privata, passata in eredità ai figli di Mario Bagno. Nell’ottobre 2010 è stata riasfaltata la strada costruita dal Conte, ma nessun lavoro di manutenzione o demolizione è stato effettuato. Consonno giace sempre sull’altura dove Bagno l’ha divorata e poi ripartorita, in molti la vistano, chi per trovare nuove immagini a vecchi ricordi, chi per provare il brivido di vedere quello che le smanie di un uomo solo possono creare e allo stesso tempo distruggere.