Memo keywords: distanziamento sociale (2), il falso amico

I falsi amici in linguistica sono quelle parole o frasi che, pur assomigliando alle parole o frasi di un’altra lingua, quando le traduci hanno significati diversi. Per esempio, il termine inglese “brave” è un falso amico perché siamo portati a tradurre in italiano con “bravo” anche se vuol dire “coraggioso”. Come un falso amico è “distanziamento sociale”.

Distanziamento sociale: “un insieme di azioni di natura non farmacologica per il controllo delle infezioni volte a rallentare o fermare la diffusione di una malattia contagiosa”. Alla fine di marzo, è stato chiesto, oppure ordinato, a più di 2,38 miliardi di persone di seguire misure di distanziamento sociale. Secondo un modello della Scuola di salute pubblica dell’Università di Harvard sulla diffusione della malattia da nuovo coronavirus, negli USA il lockdown e e il social distancing potrebbero proseguire, per intervalli di tempo, fino a tutto 2022, ovvero fino all’ipotetico raggiungimento dell’immunità di gregge.

Sulle motivazioni sanitarie di questo definizione non ci sono poi tante discussioni. Ciò di cui si sta cominciando a ragionare è l’opportunità di non creare ulteriori difficoltà terminologiche a questo momento storico. La dottoressa Maria Van Kerkhove, in una recente conferenza stampa dell’OMS ha spiegato: “Il distanziamento sociale è assolutamente necessario per impedire il trasferimento del virus da una persona all’altra. Ma ciò non significa che socialmente dobbiamo disconnetterci dai nostri cari, dalla nostra famiglia. La tecnologia in questo momento è così avanzata che possiamo rimanere connessi in molti modi senza essere fisicamente nella stessa stanza o nello stesso spazio con le persone. Stiamo cambiando la terminologia per introdurre il concetto di distanza fisica e questo perché vogliamo che le persone rimangano ancora connesse. Attraverso Internet, attraverso i social media, attraverso i modi possibili, perché la salute mentale è importante tanto quanto la nostra salute fisica”.

Martin Bauer, professore di psicologia sociale e metodologia di ricerca presso la London School of Economics, in un’intervista ad Al Jazeera ha accolto con favore il cambiamento della terminologia dell’OMS, affermando che era atteso da tempo: “Ho pensato fin dall’inizio che si trattava di una scelta linguistica sfortunata quella di parlare di distanza sociale quando, in realtà, ciò che si intendeva era di definire la distanza fisica. La distanza fisica è misurata in metri e centimetri. È la distanza geografica dalla persona A alla persona B mentre la distanza sociale è una misura della distanza attraverso confini sociali. In questi strani tempi del virus, vogliamo una chiara distanza fisica (minimo due metri), ma allo stesso tempo, vogliamo che le persone rimangano vicine socialmente”.

Ilio Stella sul Corriere Economia ha notato come in queste settimane “Siamo tutti vicinissimi, a portata di un clic o di una videochiamata. Finalmente abbiamo fatto pace con il mondo digitale, non lo vediamo più come il mostro che avrebbe distrutto le relazioni umane, anzi abbiamo capito che è proprio grazie ad internet, allo smartphone, al PC o chissà a quale altro futuro mezzo di comunicazione sarà inventato nel mondo digitale, che la nostra socialità sarà sempre più ampia ed al sicuro di quanto lo fosse prima. Nonostante il nostro isolamento fisico, grazie al digitale stiamo continuando ad entrare dentro le case dei nostri parenti, dei nostri amici ma non solo, anche dei nostri colleghi, dei nostri clienti, dei nostri fornitori”.

Anche in Italia si è cominciato a intendere questo rapporto con la distanza dal prossimo con una terminologia meno ambigua. Il Ministero della Salute parla infatti di “distanza di sicurezza interpersonale” o, più brevemente, di “distanza interpersonale”. Quello che pare certo e familiare è che la Distanza di Sicurezza è uguale allo Spazio di Reazione (che è dato dallo spazio in cui si ha la percezione del pericolo meno lo spazio di inizio frenatura) più lo Spazio di Frenatura (che è dato dallo spazio di inizio frenatura meno l’ arresto del veicolo). Quando lo Spazio di Reazione e lo Spazio di Frenatura danno come somma lo Spazio Totale di Arresto vuol dire che quest’ultimo equivale alla Distanza di Sicurezza e pertanto ci troviamo in una condizione non ottimale e a rischio scontro.