#SocialMuseums: in Italia siamo #inritardo

Che rapporto c’è tra i social media e il mondo della cultura? Come vengono percepiti, e soprattutto usati, Facebook, Twitter, YouTube, Instagram dalle nostre istituzioni culturali? In che misura musei, biblioteche, teatri, gallerie sono stati investiti dalla così detta “rivoluzione social”? È a queste domande che cerca di dare una risposta il decimo rapporto Civita “#SOCIALMUSEUMS. Social media e cultura fra post e tweet” presentato stamattina all’Ara Pacis di Roma alla presenza del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini.
I risultati della ricerca
Curato da Luca De Biase, fondatore e caporedattore di Nòva, e Pietro Antonio Valentino, vicepresidente del Comitato Scientifico di Civita, il rapporto mette in evidenza uno scarso utilizzo del web ma un’elevata frequentazione di Facebook, Twitter, Instagram & co. da parte dei nostri concittadini. Infatti, nonostante un tasso di digitalizzazione e penetrazione di Internet molto inferiore alla media europea, gli italiani che utilizzano i social media sono circa 36,5 milioni, ovvero ben il 60% dell’intera popolazione. Di questi, circa 9 milioni per lo più tra i 25 e i 44 anni (il 36,6% della base degli intervistati) impiegano i social per interagire con le istituzioni culturali. Sono soprattutto le giovani donne (18-25 anni) quelle che utilizzano i social per connettersi con le istituzioni museali.
Le dolenti note
Analizzando tuttavia i differenti utilizzi delle piattaforme, i risultati della ricerca non sono confortanti.
È emerso che gli utenti impiegano i social soprattutto per la fruizione virtuale e per scaricare materiali messi a disposizione dalle organizzazioni culturali, mentre l’acquisizione di informazioni per la prenotazione o l’acquisto del biglietto d’ingresso sono nettamente sottoutilizzati.
L’aspetto più preoccupante riguarda poi la funzione creativa associata ai social media – la più specifica e caratterizzante – che in Italia è ancora assolutamente marginale e in completo ritardo rispetto al resto del continente.
Purtroppo infatti, l’utilizzo degli strumenti offerti dal mondo digitale come mezzo per entrare in relazione con il pubblico o attrarre visitatori (l’audience development tanto cara all’Europa e ai suoi bandi) non costituisce ancora, per i nostri musei, un obiettivo strategico e rilevante.
Unica eccezione la fanno i musei d’arte contemporanea, capaci, al contrario, di richiamare non solo i giovani “nativi digitali”, ma anche un pubblico più trasversale e meno assiduo.
Le cause del ritardo
A chi addossare quindi la responsabilità di tutto questo: Secondo la ricerca la causa è sa individuare nella scarsa conoscenza da parte delle nostre istituzioni culturali delle effettive potenzialità dei social dovuta alla poca esperienza finora accumulata nonché dalla difficoltà di associare una piattaforma ad obiettivi specifici. Sono, pertanto, i social multifunzionali, quali Facebook, Twitter e Google+ (seguiti ad una certa distanza da Instagram, Pinterest e YouTube) quelli ritenuti più efficaci dai musei ed utilizzati, in particolare, per stimolare la creazione di contenuti autocreati (user generated content), favorire l’apprendimento ed arricchire la fruizione o condividere i contenuti.
Le soluzioni
Come recuperare quindi il terreno perso e mettersi al passo con le migliori best practice degli altri Paesi europei? Tre le strade da perseguire. Da un lato, le istituzioni museali devono accrescere il proprio ruolo identitario e valoriale (a garanzia della qualità della cultura trasmessa e a favore di una redistribuzione dell’accesso alla conoscenza), dall’altro, i nostri musei, devono essere messi in grado di dare l’avvio ad una progettualità innovativa, volta da ottimizzare le funzioni delle piattaforme social in linea con le esigenze del museo stesso. Infine i nostri musei non possono prescindere dal mettere in atto mirati investimenti sulle professionalità addette alla comunicazione museale.

#SOCIALMUSEUMS. Social media e cultura fra post e tweet
Curatori:
Luca De Biase – Pietro Antonio Valentino
Editore: Silvana Editoriale