Inspiring Words
Ainem (Associazione Italiana Neuromarketing), in collaborazione con AIDA Partners, ha deciso di promuovere il progetto Inspiring Words, attivando la propria rete di esperti e opinion leader italiani, con la speranza di fornire alle persone, ai manager, agli imprenditori e ai decisori delle politiche pubbliche del nostro paese, un contributo di riflessione intellettuale, culturale e operativo per comprendere meglio quali sono e saranno le implicazioni della crisi Coronavirus sulle nostre vite future.
“In questi tempi di pandemia ci siamo chiesti, e molti colleghi ci hanno chiesto, cosa avremmo potuto fare come Ass. Ital. Neuromarketing per dare anche noi un piccolo contributo, un aiuto, un segno per affrontare insieme questa situazione – spiega la presidente di Ainem, Caterina Garofalo, illustrando l’iniziativa -. E proprio dal segno è partita la riflessione, ovvero da quello per eccellenza, la parola, come unione di significante e significato secondo il padre della linguistica F. de Saussure.”
Perciò 80 esperti hanno elaborato la descrizione scientifica di 100 parole in altrettanti post per suggerire idee, insegnamenti, soluzioni operative al fine di lavorare insieme ad Ainem alla definizione del nuovo campo semantico che si dispiegherà nel post pandemia. Scopo del progetto generare, da un lato, una riflessione individuale e collettiva a partire da ogni parola e concetto scelti di volta in volta; e dall’altro, innescare dei benefici processi di resilienza nei lettori, indotti dalla riflessione e dalla elaborazione condivise. I 100 post saranno pubblicati giornalmente nelle pagine Ainem di Facebook, Linkedin e Instagram”.
Il principio cognitivo da cui il progetto di Ainem trae ispirazione è che la lettura delle parole, la riflessione sul loro significato, unite alla scrittura e alla comunicazione, sono funzioni fondamentali per trasformare il nostro cervello, che ci aiutano a comprendere le implicazioni profonde delle informazioni che ci arrivano da molteplici fonti e ad aggiornare le nostre conoscenze attuali attraverso la funzione fondamentale della valutazione critica.
I criteri che hanno portato alla scelta delle 100 parole chiave sono tre:
1) rilevanza dal punto di vista emozionale,
2) impatto delle parole quali fattori di cambiamento odierno e di possibile trasformazione futura,
3) frequenza di apparizione nella comunicazione.
Le 100 parole con il loro significato cognitivo-emozionale saranno pubblicate giornalmente sui social Ainem. Anche MEMO Grandi Magazzini Culturali partecipa all’iniziativa in partnership con Ainem e AIDA Partners. Di seguito pubblichiamo le prime quattro inspiring words, a partire da “Paura”, parola del 31 marzo, per giungere a “Limite”, la parola di oggi, 3 aprile.
31 marzo, “Paura”
di Francesco Gallucci
Nei sondaggi di marzo 2020 tre italiani su dieci dichiarano di non avere paura degli effetti del Coronavirus sulla propria salute ma, allo stesso tempo il 50% ha paura del “dopo” quando avvertiremo gli effetti negativi sulla vita economica e sul futuro.
Cos’è la paura? Per grandi scienziati come Damasio, LeDoux e Goleman è un’emozione utile per la nostra sopravvivenza perché di fronte al rischio, come la pandemia, ci protegge innalzando le nostre difese cognitive e ci da il tempo per determinare il pericolo e adeguare la risposta.
Come possiamo gestire la paura? Possiamo fare alcune cose:
– conoscere meglio il “nemico Coronavirus” consultando fonti scientifiche e istituzionali affidabili,
– controllare le nostre reazioni emotive e poi
– leggere libri, ascoltare musica, fare programmi per il futuro, parlare e confrontarsi con persone che ne sanno più di noi.
Per gestire la paura del futuro e anche per non rendere vani i grandi sacrifici del presente, l’unico modo è immaginarlo adesso come vorremmo che fosse: più solidale, meno inquinato e più attento alle persone.
Proviamo a dare un volto alla nostra paura? Qual è la sua faccia?
Tre collegamenti: #responsabilità, #futuro, #paradigma
Libro consigliato: A. Oliverio Ferraris, “Psicologia della paura”, Bollati Boringhieri, 2013
1 aprile, “Angoscia”
di Francesco Gallucci
C’è un’emozione che in questi giorni ci fa sentire in trappola: l’angoscia. Si installa nella nostra mente quando l’amigdala, preposta alla gestione della paura non riesce a darle un volto. Il filosofo Galimberti l’ha definita “angoscia dell’imprevedibile”. Per metà degli italiani, oggi l’imprevedibile è l’invisibile Coronavirus ma è anche, sullo sfondo, il nostro futuro. Non potendo ignorarla possiamo solo difenderci chiudendoci in casa, fermando tutto, tranne le nostre emozioni. Con quali effetti? Galimberti spiega che nell’angoscia “il meccanismo che si attiva è quello “paralizzante” che svela la vulnerabilità della nostra esistenza quotidiana, della tecnologia, arresta lo sviluppo della nostra economia, intimorisce il mondo della vita che si fa più prudente, più cauto, più riparato, meno espansivo, più contratto”. Kahneman afferma che quando la nostra mente deve decidere in condizioni di angoscia e di rischio, decide di non decidere preferendo lo status quo. Il rimedio all’angoscia è di attenuarla dando un volto al nemico Coronavirus, riportarci a uno stato di paura aiutando così l’amigdala, a recuperare la propria funzione primaria: trovare la strategia più adeguata a portarci fuori dalla crisi emotiva. Cosa possiamo fare? Qualche idea?
Tre collegamenti: #sconforto, #panico, #paura
Libro consigliato: E.R. Kandel, Psichiatria, “Psicoanalisi e nuova biologia della mente”, Milano, Cortina, 2007
2 aprile, “Logica”
di Francesco Gallucci
La logica consente di trovare le ragioni alla base dei comportamenti e cosa li giustifica. La logica suggerisce di seguire le regole degli Esperti sanitari e del Governo per contrastare la pandemia. Si tratta di regole di buon senso, comprensibili e anche semplici da applicare. Ma evidentemente per alcuni non lo sono abbastanza. E così bastano poche irresponsabili fake news o notizie allarmistiche date dalla stampa (o dai politici), come “dilaga il contagio…” o “il bollettino dei morti è salito a …” per generare reazioni illogiche e pericolose. La responsabilità di chi è? Di chi reagisce in modo avventato alle notizie, ma anche di chi le fornisce in modo altrettanto avventato. McLuhan diceva che “l’azione dei media è quella di far accadere le cose, piuttosto che di darne notizia”. L’allarmismo innesca un conflitto tra la neocorteccia (logica) e il sistema limbico/paleocervello (paura e istinti primordiali) in cui l’istinto ha il sopravvento generando reazioni individuali e di massa illogiche.
Tre episodi testimoniano ciò che accade quando non è più la logica a guidare i comportamenti ma gli stupidi impulsi istintivi:
– l’assalto ai supermercati,
– la corsa alle mascherine,
– la fuga verso casa.
Attenzione. Per non cadere nelle trappole dell’istinto chiediamoci se siamo sempre noi a scegliere cosa fare in modo logico o se il nostro comportamento segue quello della massa che fa proprio ciò che si dovrebbe razionalmente evitare?
Tre collegamenti: #consapevolezza, #contagioemotivo, #influencerdigitali
Libro consigliato: D. Ariely, “La logica nascosta delle nostre motivazioni”, Roi 2019
3 aprile, “Limite”
di Caterina Garofalo
Viviamo in tempi NO-LIMITS, compriamo solo limited editions, aderiamo ad offerte “chiamate illimitate”. Il potere della rete si percepisce senza limiti. Viviamo nell’illusione di onnipotenza e d’illimitatezza. Ma è realmente così? No, perché basta un virus, che supera il limite delle difese immunitarie, a limitarci nei nostri spostamenti e nei nostri contatti personali. Il limite oggi è la porta di ingresso delle nostre case. Il limite è la distanza di un metro. Indossare la mascherina limita i nostri sorrisi. Indossare i guanti limita il senso del tatto con cui percepiamo l’ambiente e gli oggetti esterni. Proprio il tatto, o meglio il più esteso tra gli organi umani e il suo principale, la pelle, ci fa comprendere come il limite faccia parte di noi. La pelle ci circonda, avvolgendo tutto il nostro corpo, e al tempo stesso ne costituisce il limite, tra noi stessi e il mondo. La pelle è il luogo del con-tatto e attraverso il contatto con l’altro superiamo il nostro limite. Questo è il momento per riflettere sui nostri limiti, quelli veri e quelli apparenti. Dobbiamo recuperare il senso del limite, non come gabbia o costrizione, ma come possibilità che ci aprirà nuovi scenari quando riapriremo le porte, e inizieremo a con-tattarci in modo più profondo. Come superate i vostri limiti?
Parole collegate: #confine, #solitudine, #percezione
Libro consigliato: “Limit” di Frank Schatzing