Turismo, mancano 300mila lavoratori. Francesco Tapinassi: occorre formazione

formazione

È notizia di attualità di questi ultimi giorni: l’ecosistema delle imprese ricettive e della ristorazione ha bisogno di rimpiazzare almeno parte delle 300mila figure lavorative attualmente non disponibili. “Se ciò non dovesse venire realizzato il settore non sarà in grado di soddisfare la domanda prevista per la stagione estiva, mettendo a rischio circa 6,5 miliardi di euro di consumi. A danno non solo di hotel, ristoranti e bar ma anche dei negozi”. È quanto afferma Assoturismo Confesercenti sottolineando che un simile scenario avrebbe conseguenze per tutta l’economia: si perderebbero infatti anche 3,2 miliardi di investimenti delle imprese del comparto e 7,1 miliardi di euro di Pil. “La mancanza di lavoratori nel turismo è un problema serio per le imprese del settore e per il Paese. Servono risposte efficaci”, commenta Vittorio Messina, Presidente Nazionale di Assoturismo Confesercenti.

Un settore, quello del turismo in Italia, che tra il 2020 e il 2021 ha perso complessivamente 135 milioni di arrivi, per due terzi di origine estera, e 390 milioni di presenze rispetto al 2019. In pratica, come afferma il Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, “un intero anno di flussi turistici è svanito nel nulla. Oggi si affaccia la ripresa ma la domanda turistica è cambiata, divenendo sempre più ‘volatile”. Per risolvere il problema della mancanza di personale per le imprese turistiche “Nell’immediato la soluzione è il decreto flussi, con il personale che riempie i buchi. Ma poi va fatto un ragionamento di prospettiva che riguarda la formazione”: lo ha detto il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia, incontrando i rappresentanti della stampa estera. “È assurdo infatti che il 75% degli allievi che escono dalle scuole alberghiere non lavorino nel turismo, o che per la grande hotellerie ci siano in Italia solo poche piccole realtà. È un paradosso che con la disoccupazione al 10% manchino 300 mila persone. Serve aprire un tavolo per migliorare l’incrocio tra domanda e offerta”.

Su turismo e formazione, insiste anche Francesco Tapinassi, da maggio 2021 direttore di Toscana Promozione Turistica, da giugno 2018 direttore scientifico della BTO Buy Tourism Online e già dirigente al turismo e commercio della Regione Toscana, oltre che al Ministero dei beni culturali e del turismo. Ecco le sue risposte a #IoSonoCampus, il blog di Fondazione Campus Lucca.

La formazione in ambito turistico: quali figure professionali e quali competenze sviluppare per il prossimo futuro?
Ritengo molto importante formare figure di “destination manager”  Competenze trasversali legate al management delle destinazioni, in grado di accompagnare i territori a generare progetti chiari e misurabili nello sviluppo della loro offerta turistica. Inoltre, molto ricercati sono e saranno gli analisti dati, figure che permettano di rafforzare gli osservatori turistici consentendo alla governance pubblica di arrivare a scelte consapevoli.

Cosa consiglia a uno studente che inizia un percorso di formazione turistica?
Di dedicare un po’ di tempo a utilizzare gli enormi giacimenti di conoscenza che arrivano dalla rete: studi, ricerche, analisi, trend. Tutto materiale disponibile gratuitamente online e in grado di dare il senso del continuo cambiamento e dell’innovazione del settore.

Il turismo potrebbe essere una delle leve strategiche del PNRR, ma, come ha dichiarato ancora il Ministro Garavaglia: “Sui 200 miliardi circa del Piano, ne vanno al settore 1,4 miliardi. Su questo bisognerebbe anche fare una riflessione: se tutti diciamo che il turismo è fondamentale per l’Italia, bisogna crederci e anche metterci le risorse”. Anche in quest’ottica diventa sempre più centrale il rapporto tra formazione e imprenditorialità. Come questo sia possibile, #IoSonoCampus lo ha chiesto ancora a Francesco Tapinassi.

Formazione turistica e imprenditorialità di settore: come sviluppare questo canale di contatto e trasformazione?
È determinante una sempre maggiore connessione tra le reali necessità delle imprese e la formazione universitaria. Per esempio, una buona conoscenza dei software più diffusi nella gestione alberghiera permette di capire molto meglio quali sono i processi organizzativi realmente applicati delle imprese. Esplorare i meccanismi gestionali e finanziari di un’azienda della ricettività consente di approfondire le opzioni e il bilanciamento tra settori e reparti, mettendo lo studente di fronte alle possibili interazioni con l’offerta di lavoro che troverà appena completato il proprio corso di studio. Lo sforzo, dunque, è quello di avere molte testimonianze di operatori nei corsi universitari e di permettere stage e test direttamente in azienda.