Cultura e speranza. S.E.M.I. incontra L’Aquila

Sono a L’Aquila, invitato da S.E.M.I. – Storie di eccellenza, merito e innovazione, evento organizzato da Cultura Italiae. Questa edizione ci obbliga al ricordo e alla riparazione, “La Cultura Rammenda. La Cultura Rammenta“, questo lo slogan scelto per presentare l’evento.
Mentre passeggio con i Semisti (io sono un nuovo arrivato, quasi un intruso) alla scoperta della bellezza del centro storico di questa città “rammendata”, vengo assalito da un ricordo, il mio personale “rammento”. Un ricordo che avevo immaginato e scritto anni fa.
“Una sera per strada ho incontrato la Cultura”, come potete leggere vado forte con l’immaginazione. Una piccola premessa prima di andare avanti. L’industria culturale e creativa a lungo è stata la mia professione. Da anni mi occupo di sostenibilità ed economia circolare e, da tempo, sto cercando di “rammendare” insieme questi due mondi. Ma torniamo ai ricordi immaginati che spesso sono più veri e autentici del reale. La serata era fredda malgrado la bella stagione fosse appena finita. Lei era depressa, sola, triste. A vederla nell’oscurità sembrava persino sciatta, disordinata. Quasi non la riconoscevo. Le ho chiesto cosa ci faceva sola, per strada, in quelle condizioni. Lei sfuggiva il mio sguardo. Era evidente che non avrebbe mai voluto incontrarmi in quello stato. Si vergognava. Finalmente mi ha guardato negli occhi e mi ha bisbigliato che nel Paese nessuno aveva più un posto per lei. Era stata occupata, presidiata, trasformata in quello che non avrebbe mai voluto essere e diventare. Ero stupito. La ricordavo ricca, splendente, meravigliosa, a tratti persino altera. Superba e bellissima. Ci eravamo frequentati anni prima, aveva un carattere difficile, a tratti impossibile. Inevitabilmente ci eravamo allontanati. Lei con le sua false sicurezze, io con le mie finte incertezze.
Le ho offerto un caffè. Aveva paura. E si vedeva. Mi sono seduto accanto a lei. Le ho chiesto se aveva voglia di parlare. La guardavo e aspettavo: “C’era stato un tempo in cui le cose andavano bene, tutti mi venivano a trovare, i giornali parlavano di me, nelle scuole mi studiavano con interesse. Poi tutto finì. Come d’incanto”. Era una storia che avevo già sentito raccontare per la Sanità, la Scuola, la Ricerca, l’Ambiente. Ma lei, la Cultura, era troppo bella e troppo fragile per essere presa in giro e tradita. Non avrebbe resistito a lungo. E infatti non aveva resistito. “Anche la mia bellezza è svanita”.
In quel momento passano per strada un ragazzo e una ragazza. Sono giovani, allegri, felici. Indossano due t-shirt uguali. C’è scritta sopra una frase: “La Cultura è l’unica droga che crea Indipendenza”. Mi volto subito verso di lei, finalmente sorride.
Che strano questo ricordo proprio oggi. Durante il viaggio vero L’Aquila pensavo solo a quel vecchio editoriale. Mi era venuto in mente perché cercavo una definizione. Ma la cultura non la puoi definire, non può aiutarti nemmeno la Treccani. È un modo di essere, ascoltare, guardare e sentire. Si sente come una percezione, arriva come un desiderio, è necessaria come il respiro. La cultura è una prospettiva, un ponte, una visione, un incontro, un impegno, un luogo da abitare. “Io sono cultura altrimenti non so chi sono” mi è capitato di scrivere una volta. Ecco, senza cultura possiamo dire cosa non siamo, cosa perdiamo, cosa dimentichiamo. Sappiamo che non si insegna, ma si impara, e che per qualcuno è un costo, perché non ha mai calcolato quanto vale la sua assenza.
Mentre sono sospeso tra vecchi rammenti e rammendi, S.E.M.I. è iniziato. Sta parlando il Presidente del CONI, Giovanni Malagò. Racconta come alle ultime Olimpiadi di Parigi abbiamo vinto 40 medaglie d’oro, argento e bronzo e come siamo arrivati tantissime volte quarti e quinti. Se facciamo la classifica dei Paesi che hanno portato i loro atleti nei primi otto posti, siamo la quinta nazione al mondo, dietro solo a Stati Uniti, Cina, Germania e Francia. Una vera superpotenza, malgrado siano ancora troppo poche le persone che lo sport lo praticano e inesistenti gli incentivi che dovrebbero promuoverlo. Siamo forti malgrado l’abbandono, la povertà e la fatiscente attualità dei nostri impianti sportivi pubblici. Intanto lo Sport è stato inserito nella Costituzione come valore fondante del nostro essere Paese e Comunità con l’applauso condiviso e scontato di tutto il Parlamento. Le parole della nostra massima autorità sportiva mi colpiscono. La Cultura e lo Sport in fondo sono uguali, eccellenze ignorate e dimenticate. Le diamo troppo spesso per scontate. Quando dobbiamo votare sui principi sottoscrivendo impegni senza finanziare diritti e doveri sono tutti d’accordo. Poi quando si tratta di spendere, le mani improvvisamente si abbassano. Arriva la storia di Roncadelle, un piccolo paese in provincia di Brescia, con soli novemila abitanti e tre ori olimpici: Giovanni De Gennaro, canoa, Alice Bellandi, judo, Anna Danesi, capitana della squadra femminile di pallavolo. Un piccolo paese che racconta l’ennesimo miracolo nel paese dei miracoli.
La Cultura, come lo Sport, rammenta e rammenda, dicono a S.E.M.I. Siamo qua perché l’Aquila è la città patria del rapporto tra memoria e rigenerazione, una città di carattere che sarà Capitale della Cultura 2026 per offrire un modello unico di sviluppo culturale. Viene ricordato il crollo della Casa dello Studente che proprio in questa città distrutta dal terremoto ha spezzato 109 vite di ragazze e ragazzi. Avevano il desiderio di cambiare in meglio le loro vite e con le loro vite sarebbe cambiato in meglio anche il paesaggio dove vivevano. Per questo la cultura che rammenda e rammenta deve pensare a loro, perché pensando a loro si “ricorda” del domani e trova le ragioni per costruire la speranza. Più cultura e meno paura, si dovrebbe dire con forza. Seminare esempi, responsabilità e speranza. S.E.M.I. è tutto questo. Cultura Italiae è l’unica associazione privata riconosciuta come organizzazione non governativa (ONG) presso l’UNESCO nel campo del patrimonio culturale immateriale.
Intanto Giovanni Allevi sta raccontando il significato profondo di una sua frase: “La cultura è la solitudine che trova un abbraccio”. Rammendi e rammenti.