Torino vista dall’alto

Allenare lo sguardo a cercare angolature differenti, alzare il punto di osservazione per sollevare interrogativi e mostrare viste finora inesplorate. Questi gli obiettivi della mostra “Vista dall’alto. Una città inedita e impensabile raccontata attraverso la fotografia aerea”, visitabile presso l’Urban Lab di Torino. Si tratta di una serie di scatti aerei di Michele D’Ottavio. Guardando da punti di vista inconsueti è possibile indagare i rapporti e le articolazioni tra “centro” e periferie, natura e costruito, alto e basso, infrastrutture e territorio, e provare a costruire una narrazione diversa del territorio urbano.
La mostra costituisce infatti il frutto di un’attenta osservazione del contesto metropolitano in cui si scoprono scorci e prospettive originali in cui fiumi, strade, boschi e palazzi si presentano sotto una luce completamente nuova, accendendo un paesaggio di un’inaspettata bellezza che merita di essere raccontato. Le immagini contemporanee – tradotte nella mostra in cinque sezioni: bordi, trame, pieni/vuoti, natura, industria – vengono confrontate, all’interno della sede di Urban Lab, con il sorprendente archivio delle viste scattate dalla Città di Torino con voli aerofotogrammetrici dal 1936 fino a oggi, per rintracciare storie individuali e condivise di sviluppo urbano attraverso il XX e il XXI secolo.
Sotto i portici della piazza, invece, la successione delle fotografie di D’Ottavio invita a un breve viaggio aereo sulla città e i suoi dintorni per ri-scoprire la bellezza di paesaggi inattesi.
“Raccontare la città è il principale compito di Urban Lab. In questa occasione abbiamo voluto farlo attraverso le immagini, creando un confronto tra le fotografie aeree effettuate da Michele D’Ottavio e quelle dell’archivio della Città, che sarà interamente fruibile all’interno della nostra sede, aperta al pubblico, attraverso una postazione dedicata – spiega il direttore Valentina Campana –. È un nuovo tassello del nostro lavoro di messa a sistema delle diverse espressioni del patrimonio urbano, realtà esistenti e nostre nuove progettualità, per renderle fruibili ai torinesi e agli addetti ai lavori. Il futuro di Urban Lab sarà infatti sempre più quello di essere il centro di documentazione sulla città”.
La mostra “Vista dall’alto” è anche l’occasione per presentare la nuova collana Quaderni della città visibile. “Si tratta di piccoli cataloghi delle mostre che con i loro materiali contribuiscono ad arricchire l’archivio di Urban Lab, costruito attraverso il nostro lavoro di ricerca e mappatura – prosegue Valentina Campana – Ogni volta ospiteremo il contributo di occhi e voci esterne, per avere visioni e prospettive molteplici della città che cambia”.
In questo primo volume il racconto è stato realizzato da Raffaele Riba, scrittore e docente della Scuola Holden, realtà con cui Urban Lab avvia, proprio a partire da questa occasione, una collaborazione che si svilupperà nel corso dell’anno con altre attività.
La mostra è infine l’occasione per vedere all’opera Scribit, un piccolo robot disegnatore che consente di rappresentare e fruire i contenuti digitali in modo alternativo – su qualunque superficie verticale, ma senza uno schermo, e che rappresenta la prima occasione di collaborazione tra Urban Lab e lo studio Carlo Ratti Associati.
La mostra “Vista dall’alto” si articola in cinque sezioni, a cura di Giulietta Fassino.
Bordi
Quali sono i confini della città? Come sono i bordi tra suolo costruito, coltivato, e boschivo? Sono limiti duri, netti, o frastagliati, spontanei? Quanto sono permeabili?
Questa sezione indaga i territori di margine del tessuto urbano e naturale, e i loro cambiamenti. Un tema che ha a che fare con la crescita della città, con il rapporto tra natura e costruito, e di conseguenza con gli usi dei territori di transito.
Trame
Il territorio torinese è qui osservato come un telaio, struttura portante costituita da vari elementi lineari e i tessuti che prendono forma al suo interno. Grandi arterie di comunicazione, ferrovie, fiumi, la rete viaria primaria e secondaria, la trama dei terreni agricoli. Reticoli più o meno fitti, regolari o frammentati, sui quali la città si costruisce, si muove e sviluppa.
Torino nel corso dei secoli ha impostato la costruzione delle sue trame appoggiandosi sui grandi assi barocchi che connettono il centro con le varie residenze reali. Dagli anni ’90 del Novecento la spina dorsale della trasformazione e della (ri)costruzione di nuovi tasselli è stata il tracciato della linea ferroviaria, da sud a nord. Da Lingotto fino a Spina 4, parco Sempione.
Pieni/vuoti
Cosa succede se osserviamo le trame in negativo? Emergono volumi, cambiano le consistenze dei tessuti, i rapporti tra pieni e vuoti. In alcune zone della città le volumetrie, la serialità degli edifici, dicono della storia di quei quartieri: dalle villette della città diffusa a Collegno alle alte barre parallele per l’edilizia economica e popolare di Mirafiori Sud, fino alla compattezza del centro storico. Torino annovera anche diversi vuoti nel suo tessuto, diversi dei quali riempiti oggi di nuovi volumi o funzioni: i grandi recinti industriali dismessi, che alterano densità e regolarità del tessuto urbano torinese, e che una volta aperti modificano percorsi e usi anche degli spazi adiacenti. Come le OGR a cavallo della ferrovia e il Politecnico, o l’ex Italgas tra la Dora e corso Regina Margherita.
Natura
Il verde a Torino rivela una consistenza quasi inaspettata. Risalendo i fiumi, guardando la città da fuori, si avvicendano paesaggi naturali che definiscono un contesto territoriale di alta valenza ambientale, che nell’immaginario canonico della città non è così diffuso. È utile allargare l’osservazione alla scala metropolitana, per cogliere la rilevanza dell’elemento naturale nella struttura territoriale e rileggere le possibili connessioni tra spazi urbani e periurbani, a partire da luoghi intermedi come l’isola di Bertolla, cuneo verde immerso nel Po tra Torino e San Mauro.
Industria
Nell’osservare Torino dall’alto la storia industriale della città emerge potente: i grandi tasselli produttivi del Novecento incuneati nel tessuto urbano restano a testimoniare un’eredità complessa da gestire anche nella costruzione di una visione per la città futura. Grandi strutture che in molti casi appaiono impermeabili e difficili da metabolizzare, ma che allo stesso tempo offrono opportunità di sperimentazione per nuove pratiche di progetto.
“Vista dall’alto”
Torino – Portici di Piazza Palazzo di Città e sede di Urban Lab, piazza Palazzo di Città 8/f
dal martedì al sabato dalle 11 alle 18
Ingresso libero
www.urbancenter.to.it