Passato, memoria e futuro.
La missione di Piql
“Ora più che mai, in un’epoca in cui il ruolo della memoria nella nostra cultura si sta sgretolando a ritmi inauditi, dobbiamo coltivare la nostra capacità di ricordare. Sono i nostri ricordi a renderci quello che siamo, sono loro la sede dei nostri valori e la fonte della nostra personalità. Perché la memoria è un’arte”.
Joshua Foer, giornalista
Da quando l’uomo è stato consapevole della sua capacità di comunicare, ha provato l’inevitabile impulso di trasmettere sé stesso e i propri valori. Dai racconti intorno al fuoco agli insegnamenti orali; dai dipinti rupestri fino alle capsule del tempo nelle sonde spaziali, gli esseri umani continuano a declinare il proprio io al futuro.
Consegnare la nostra memoria a chi verrà ben oltre i nostri figli e nipoti, perché il nostro ricordo non vada disperso, è l’unico antidoto all’idea della morte.
Anche oggi, nell’era dell’esistenza da comunicare nella piazza comune digitale, nel momento stesso del suo verificarsi, siamo spinti dalla duplice necessità di affermare noi stessi nel presente e consegnare qualcosa di noi al futuro, fosse anche una falsa idea di felicità.
E se la preghiera consente la salvezza dell’anima, è attraverso l’arte e la narrazione della Storia che salviamo il nostro retaggio. È questo, parafrasando De André, il nostro “vasto programma d’eternità”.
UNA MODERNA STELE DI ROSETTA
MEMO ha intervistato Maurizio Tuccio, Amministratore Delegato per l’Italia di Piql, società norvegese specializzata nell’archiviazione di dati digitali, per parlare non solo di salvataggio di tutto quello che possiamo trasmettere ai nostri pronipoti ma, soprattutto, del rapporto tra passato, memoria e futuro.
Il primo obiettivo del progetto di Piql consisteva nel salvare le memorie digitali aziendali. Ma per un appassionato di Storia come Maurizio Tuccio, il passo successivo è stato tanto immediato quanto entusiasmante.
“Io vengo da un passato di attività lavorativa essenzialmente legata al business. Ma la semplice conservazione delle memorie aziendali ha subito ceduto il passo all’idea di fare qualcosa di più”.
L’attività svolta per Piql ha infatti dato a Tuccio la possibilità e il privilegio di conservare materiale di importanza culturale inestimabile. Nel cuore dell’Arctic World Archive, alle isole Svalbard, riposano, trasformati in pellicole, volumi della Biblioteca Apostolica Vaticana, film come Mediterraneo, i progetti di Marconi e gli studi climatologici dell’ESA.
“Attraverso il nostro progetto, è palpabile l’idea del tramandare il passaggio dell’Uomo attraverso la Storia e consegnare questo percorso a chi verrà dopo di noi, tra mille anni. Siamo una sorta di Stele di Rosetta dell’informatica ed io sento che stiamo facendo qualcosa di bello per le prossime generazioni”.
MEDIOEVO DIGITALE SENZA TESTIMONI
“Pensando a 1000, 3000 anni nel futuro, dobbiamo domandarci: come preserviamo tutti i bit di cui avremo bisogno per interpretare correttamente gli oggetti che abbiamo creato? Senza neanche rendercene conto, stiamo gettando tutti i nostri dati in quello che rischia di diventare un buco nero dell’informazione”
Vinton Cerf, Vicepresidente di Google
Di fronte alla “putrefazione dei bit” che Cerf prospetta, sembra non esserci altra soluzione che tornare ai supporti fisici. “Stampate le vostre foto”, ci ammonisce e, di fronte al medioevo digitale che sembra attenderci, anche la pellicola è sicuramente una buona arma. Pellicola che porta in dote anche le istruzioni affinché le tecnologie del futuro possano riprodurre i mezzi necessari alla sua stessa lettura. Memoria per la ricostruzione della memoria.
La testimonianza scritta può però diventare suscettibile di successive reinterpretazioni che, nell’allontanarsi sempre più dal dato originario, possono volgersi addirittura in forme di revisionismo. Forse perché troppo simile a “un bronzo che percosso dà sempre lo stesso suono”, per usare le parole di Socrate o, forse, perché priva della forza della comunicazione emotiva di una testimonianza umana.
Che cosa sarà della memoria quando scompariranno coloro che sono stati testimoni diretti? Esistono strumenti che possano colmare lo iato temporale che la loro scomparsa immediatamente determina?
“Il nostro supporto – ci racconta Tuccio – contempla diversi formati. Può essere tradotto in video, audio e materiale fotografico, allo scopo di rendere vivido e immediato il contenuto trasmesso. In questo modo è possibile utilizzare tutti i sistemi di narrazione. La stampa su pergamena informatica multimediale è il meglio possiamo offrire. Non possiamo lasciare di più, perché non abbiamo di più”.
LA CORSA ALLA MEMORIA
Una volta scavavamo la terra per toglierle l’oro, adesso lo facciamo per nascondere nel suo ventre qualcosa di molto più prezioso. E se nel 1800 i giacimenti auriferi più grandi erano appannaggio dei più ricchi, viene da chiedersi se questa sorta di ‘corsa alla memoria’ non seguirà lo stesso percorso, finendo col produrre ricordi di serie a e di serie b.
In fondo, chi può permettersi di conservare sotto le nevi norvegesi la propria memoria?
“Noi siamo andati alla ricerca di diversi enti che non hanno il budget per permettersi la digitalizzazione su pellicola ma abbiamo trovato molte porte chiuse. Il valore di una memoria artistica è assoluto ma noi siamo aperti a tutte le proposte. Il problema – dice Tuccio con una punta di amarezza – è la lungimiranza di chi vuole affidarsi a noi”.
Ma se la gigantesca cassaforte di Piql fosse a disposizione di tutti, cosa salveremmo? Maurizio Tuccio ha pochi dubbi “Metterei un pizzico di tutto, senza escludere niente. Tramanderei anche e soprattutto gli errori”. Anche se abbiamo dimostrato di essere poco propensi ad imparare dagli errori del passato, dobbiamo – per usare le parole di Samuel Beckett – dare almeno la possibilità a chi verrà dopo di noi di “sbagliare meglio”.