Raccontare
Carovigno

Raccontare <br>Carovigno

I luoghi raccontano sempre delle storie. Dove sono oggi? Ancora una volta in Puglia, a Carovigno, dove non ero ancora mai stato prima. Sono venuto a respirare. Leggo, ascolto il rumore del vento, sento gli ulivi e respiro il profumo del mare mentre mi raccontano storie antiche di castelli, amori e bandiere lanciate in aria che non devono mai cadere a terra.  Per uno come me che viaggia troppo per ricordarsi sempre tutti i luoghi che ha visitato, la Puglia è il risveglio del destino. Qui a Carovigno ci arrivo in un pomeriggio di vento. Saranno giornate di emozioni, nuovi incontri, sapori, scoperte, una grande cerimonia religiosa che unisce un popolo e diventa simbolo di salvezza e buon augurio.

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Come lo racconti un luogo come questo?  C’è chi sostiene che il solo fatto di definirsi turisti implica una azione di scoperta quindi un evento culturale, c’è al contrario chi sostiene che l’essere turisti significa allontanarsi dall’idea stessa di viaggio. Bruce Chatwin, l’uomo che ha incarnato il senso vero del viaggio contemporaneo, una volta ha scritto che:  “Perdere il passaporto era l’ultima delle mie preoccupazioni, perdere un taccuino era una catastrofe”.

E così, con il mio taccuino in tasca, passeggiando per le strette strade di Carovigno, guardando le mura bianche e immacolate di calce viva, i vasi con i fiori colorati alle finestre, le anfore che spuntano tra i fichi d’India, la cura per i dettagli e l’amore dichiarato per tutto quello che si vede e i profumi che ascolti  camminando, ho pensato all’idea di casa.

Immodestamente lo penso anch’io e per questo ho sempre un piccolo quaderno con me. Il viaggio è sapere, conoscenza, confronto. Perché il viaggio è per definizione un’esperienza culturale. Di più, il viaggio è un’attitudine costante che accompagna tutte le nostre azioni. Viaggiamo quando leggiamo un libro, ascoltiamo musica, cuciniamo una nuova ricetta, guardiamo un film, un paesaggio, il volto di una persona che incontriamo lungo il nostro cammino. Il viaggio è il modo, l’unico, che abbiamo di conoscere il mondo che ci circonda. Pessoa diceva che i viaggi sono i viaggiatori. Noi aggiungiamo che quando il viaggio è culturale è fatto di tanti viaggi messi insieme. E questi tanti viaggi hanno bisogno di tempo per essere preparati, vissuti, raccontati e ricordati. E poi il viaggio nasce prima del turismo.

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Carovigno “vive” su una collina a circa 170 metri sul livello del mare, al confine tra il Salento e le Murge, a circa 6 km dal Mare Adriatico, fra Ostuni a nord e Brindisi a sud. Dopo aver girovagato senza meta nelle stradine del paese entro nel Castello Dentice di Frasso. È un castello e la sua è la storia tipica di un castello, fantasmi compresi. Mi interessa di più la vicenda umana del suo ultimo proprietario, l’Ammiraglio Alfredo Dentice di Frasso e delle sue nozze con Elisabetta Schlippenbach, una discendete della famiglia Asburgo. Per Elisabetta si trattava del secondo matrimonio. Uno scandalo. Si era sposata a sedici anni, aveva avuto un figlio e aveva poi deciso di separarsi quando di anni ne aveva trentadue. Una scelta rivoluzionaria. Una donna di quel rango che osa divorziare dal marito deve essere punita. Viene allontanata, umiliata, disconosciuta, diseredata dalla famiglia e le verrà negato il permesso di vedere il figlio. Ma lei non si scoraggia e insieme ad Alfredo, il suo amore a prima vista, combatterà la battaglia perché, scriverà a suo figlio, la libertà e l’amore non possono mai essere una prigione.

Esco dal castello e vedo i primi costumi tradizionali “camminare” nel paese. Stanno facendo le prove. Domani è la giornata della processione. Carovigno è la  “città della ‘Nzegna”, una bandiera che racconta la devozione per la Madonna di Belvedere. Una lunga processione, migliaia di persone, una atmosfera mista di eccitazione, religiosità, tradizione, superstizione, misticismo e voglia di festa. La tradizione vuole che il battimento della ‘Nzegna avvenga il martedì dopo Pasqua, ad opera della famiglia Carlucci. La danza viene accompagnata da musiche ritmate sullo stile della pizzica. Di generazione in generazione, i figli maschi della famiglia danzano alla maniera orientale e giostrano con la bandiera ruotandola intorno alla vita, sotto le gambe, intorno al collo, lanciandola in alto. La bandiera non deve mai toccare terra. Se mai dovesse accadere la sventura cadrà su tutto il paese. Per fortuna non avverrà nemmeno questa volta. La processione si chiude con la statua della Madonna di Belvedere adornata di ori, bracciali, orecchini, collane. Il futuro di Carovigno è salvo e il tempo per qualche ora si è fermato, insieme alla tradizione della famiglia Carlucci e di tutti i suoi discendenti maschi.

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Dopo la processione, l’olio extravergine di oliva. Mi aspetta un altro rito religioso, imparare ad assaggiarlo. Ci portano in una masseria dove impariamo a capire l’olio, il suo colore, il sapore, la qualità. Poi andiamo al santuario della Madonna di Belvedere dove si tiene l’ultima battitura della ‘Nzegna, e scopriamo un luogo mistico, misterioso, pieno di grotte, simboli religiosi, devozioni. Un luogo così lo racconti rispettando il senso antico e immutato del sacro. 

Il mare invece lo guardo a Torre Guaceto. Amore e salvaguardia del proprio territorio, nasce da qui la volontà di costituire il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto. Gli obiettivi primari sono quelli di conservare le caratteristiche ecologiche e naturalistico-ambientali di tutta l’area della riserva marina, la tutela degli ecosistemi e anche la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività tradizionali. E ci riescono. Questo grande progetto prende forma grazie ai Comuni di Brindisi e Carovigno e dall’ Associazione Italiana per il WWF for Nature Onlus, nel dicembre del 2000, con la finalità di gestire al meglio l’area protetta, marina e terrestre, una riserva naturale con un’estensione di circa 1.200 ettari. L’oasi è dominata da una torre costiera d’avvistamento risalente al 1531, oggi sede del Centro di Educazione Ambientale del WWF. La parte a nord ospita un paesaggio dal carattere mediterraneo con dune, paludi e un’area caratterizzata da grandi oliveti secolari simbolo della tradizione agricola della Puglia. Andando verso il mare, invece, la zona è caratterizzata dalla tipica Macchia mediterranea con dune sabbiose, paludi con anfibi e uccelli migratori, spiagge dorate, mare trasparente e fondali di poseidonia.

Incontro degli archeologi. Stanno cercando tracce di uomini di un lontano passato che abitavano questa terra. Prima di andare via i ragazzi del Consorzio mi raccontano che la riserva si può visitare anche di notte. Serve una valigia che contiene tutto il necessario per una passeggiata tra scienza e poesia, dal giorno alla notte alla ricerca dei fili invisibili che legano prati sottomarini e alberi secolari.

Torno in albergo. Domani riparto. Prendo il mio taccuino e scrivo: “L’incontro con un luogo non è mai un caso e non succede mai per caso. Perché l’incontro è sinonimo di casa”. Per questo tornerò a Carovigno.