Plastichiadi, il viaggio di una professoressa, il suo cane e un polpo per pulire le spiagge.

Plastichiadi

«Una mattina mi sono svegliata e ho deciso di dedicare il mio tempo a pulire le spiagge dell’Est Europa. Così ho scritto alla Preside, preso un anno sabbatico, e sono partita. I 213 giorni successivi sono contenuti in questo libro» Carola Farci, giovane insegnante cagliaritana, è l’autrice di Plastichiadi. Viaggio totalmente a caso di una prof, un cane e un polpo, pubblicato da Condaghes Edizioni. Le cause per cui battersi oggi sarebbero tante e l’autrice ha scelto quella che più le sta a cuore: la lotta contro la plastica. Ha così imbarcato il suo cane, inseparabile portatore di disavventure, sulla sua auto e nell’ottobre del 2021 è partita per ripulire dalla plastica alcune delle spiagge che si affacciano sul Mediterraneo. Non tutte, anche se avrebbe voluto, perché da soli non si può vincere contro un mare di rifiuti. Un viaggio surreale, faticoso, dai molti e irresistibili colpi di scena. Carola non l’ha fatto con l’intento di dare l’esempio, ma dopo aver letto la sua storia potreste ritrovarvi chinati a raccogliere una bottiglia prima ancora di averci pensato! E aggiunge «Quando credete di avere sfiga, pensate a quei bambini, in Kosovo, che giocavano a buttare bicchieri di plastica nel fiume proprio mentre sono passata io.». Di se stessa dice: «Sono un’insegnante, una viaggiatrice, un’eco-attivista. Ma in ordine opposto. Ho un dottorato di ricerca in letterature comparate e un po’ di lauree sparse qui e lì, ma passo il tempo a pensare a come salvare il mondo. Sono ancora lontana dalla soluzione.»

Per gentile concessione di Condaghes Edizioni pubblichiamo alcune pillole di Plastichiadi. Viaggio totalmente a caso di una prof, un cane e un polpo firmate dalla sua autrice.

di Carola Farci

“Vivo molto vicina a una spiaggia e sono sub, ed entrambe le cose mi portano a confrontarmi col fatto che il nostro mare sta soffocando nella plastica.
Così mi son presa un anno sabbatico dal mio lavoro di insegnante e sono partita col mio cane e la mia macchina con un polpo dipinto sulla fiancata, con l’obiettivo di raccogliere più plastica possibile dal mare. Per dormire ho utilizzato le reti dell’ospitalità presenti in internet: lavoravo in cambio di vitto e alloggio, oppure venivo ospitata gratis su divani e giacigli di vario genere, in un itinerario che componevo giorno per giorno in base alla disponibilità di chi poteva accogliermi.
Ho speso circa 10 euro al giorno, quasi tutti in benzina.
Non avevo mai guidato fuori Cagliari. Il viaggio è cominciato il 17 ottobre 2021 e terminato il 18 maggio 2022, e sia io, che la cana, che la macchina – la Polpomobile – siamo ancora vive.
I miei genitori, invece, ci metteranno un decennio a ripigliarsi”.

I cotton fioc
“Chiunque abbia mai pulito una spiaggia sa bene che trovare i bastoncini cotonati è, purtroppo, cosa assai frequente. Ma trovarne quanti ne sto trovando io nella spiaggetta di questo sperduto paesino greco va davvero oltre ogni statistica. In una mattina riempio una busta. Una busta piena solo ed esclusivamente di cotton fioc. Com’è possibile? Mi dico che forse in zona c’è uno scarico, o comunque le correnti ne portano il contenuto alla spiaggia, e quello è probabilmente il frutto della decennale abitudine di buttare i bastoncini cotonati nel water. Questa, almeno, mi sembra l’unica teoria che possa giustificarne una presenza così massiccia rispetto agli altri rifiuti. A fine giornata ho recuperato 2 kg di rifiuti indifferenziati, di cui un numero sconcertante di bastoncini per le orecchie, e 2.5 kg di plastica.
La giornata mi ha insegnato lezioni importanti. Per esempio: mai, e ripeto MAI, lanciare gli avanzi di cibo nel giardino del vicino se sei controvento. È un po’ come per i rifiuti: tu li butti in mare e poi le onde te li riportano. Così gli ossicini di pollo che ho tentato di gettare via”.

Polly, il labrador
“Il capo mi aiuta a recuperare rifiuti sugli scogli. Mentre io raccolgo, lui fa il giro di una grossa roccia e, dall’altra parte, mi urla che c’è un cespuglio pieno di bottiglie di plastica. Tornare indietro a prendere una busta per raccoglierle risulta difficoltoso, per cui me le tira. Ciò che il capo non realizza è che insieme a noi c’è Polly. E Polly è un labrador. Cioè un retriever. Cioè un cane da riporto. E così quando tira fuori la testa dal cespuglio si ritrova accanto una montagnetta con tutte le bottiglie che aveva tirato”.

Le bottiglie di plastica
“Finora raccolti più di due quintali di rifiuti, di cui in grandissima parte plastica. Prendete una bottiglia, svuotatela, pesatela. Così sino a due quintali. Se vi ribecco a bere da una bottiglia di plastica vi affogo. L’Italia è uno dei primi paesi al mondo per consumo di acqua in bottiglia. Secondo Greenpeace, l’82% dell’acqua consumata nel 2019 proveniva da bottiglie di plastica. Questo nonostante praticamente in tutto il Bel Paese l’acqua che sgorga dal rubinetto sia ottima. Ma a noi piace spendere soldi, portare casse d’acqua su per le scale, consumare plastica a casaccio.
Quanto ci mette la plastica a decomporsi? Centinaia di anni. E, poiché è un materiale inventato solo nel XIX secolo, tutta la plastica prodotta dalle origini a oggi è ancora in circolazione. Ma poi cosa succede una volta che, tra centinaia di anni, si sarà dissolta in acqua? Nulla. Sarà ancora lì. Non come catena di polimeri ma sotto forma di microparticelle. Nei secoli dei secoli amen”.

Plastichiadi

Carola Farci, Plastichiadi. Viaggio totalmente a caso di una prof, un cane e un polpo, Condaghes Edizioni, 2023.