A Copenaghen un esperimento “gentile” basato sulle scelte e la fiducia.

CopenPay

SIMTUR è un’associazione professionale e di tutela della natura, dei paesaggi, degli ecosistemi e della biodiversità, che riunisce oltre 230 associati con profili di competenza multidisciplinari e interdisciplinari in grado di disegnare nuovi paradigmi per coniugare ecologismo e sviluppo. Con questo articolo del suo Presidente Federico Massimo Ceschin, si inaugura la partnership con MEMO dedicata alla valorizzazione delle migliori pratiche del turismo sostenibile e circolare.

Ci sono due cose di cui ormai posso dirmi sicuro. La prima è che la sostenibilità del turismo non ha nulla a che vedere con il cosiddetto “turismo sostenibile”. La seconda è che il turismo non possa essere sostenibile. Partiamo da qui.

In questo 2024 che sembra essere l’anno in cui il turismo per come l’abbiamo conosciuto nel Novecento – di massa – è giunto al capolinea, con il tema dell’overtourism a scatenare le proteste delle comunità locali di mezzo mondo, ancor prima di agosto sono ormai più di 954 milioni i turisti arrivati in una qualche destinazione, 45 arrivi ogni secondo. Ogni singolo giorno dell’anno ci sono contemporaneamente nei cieli del mondo – in media e in qualsiasi momento – 9.728 aerei che trasportano 1.270.406 persone. Il Nats, il principale fornitore di servizi di navigazione aerea del Regno Unito, ha misurato che in qualsiasi momento di una qualunque giornata del mese di luglio appena trascorso ci siano stati oltre 30mila voli sui cieli d’Europa.

Secondo la World Bank, ogni anno i turisti complessivi sono quasi un miliardo e mezzo. Nel 1950 erano 25 milioni, per il 2030 si potrà arrivare a 1,8 miliardi e si potrebbe superare la soglia mitica dei 2 miliardi entro il 2040. Il sovraffollamento percepito (overcrowding) è un problema ancora più serio, considerando che l’80% dei turisti va in vacanza nel 10% delle destinazioni, particolarmente in Italia, dove i flussi imponenti si concentrano nell’1% del territorio nazionale che – secondo le stime di Istat – nel 2040 potrebbe essere popolato soltanto da 48 milioni di cittadini (con una perdita di ulteriori 5 milioni).

Grandi masse di persone non possono che generare impatti negativi sul clima, visto l’attuale impianto abbondantemente fossile dell’economia globale. In particolare, il turismo è responsabile del 5% delle emissioni di gas serra complessive: secondo quanto riportato dall’UNEP (il programma ambientale delle Nazioni Unite), senza fare la transizione ecologica, «il turismo genererebbe fino al 2050 un aumento del 154% nel consumo di energia, del 131% nelle emissioni di gas serra, del 152% nel consumo di acqua e del 251% nello smaltimento dei rifiuti solidi».

CopenPay

È in questo scenario di irresponsabilità globale che muove i suoi primi passi sperimentali l’iniziativa CopenPay con cui l’organizzazione turistica ufficiale di Copenaghen intende trasformare le azioni ecologiche in vera e propria valuta per pagare le esperienze culturali, con l’ambizione di ispirare i visitatori a fare scelte ecologiche consapevoli e contribuire a colmare il grande divario tra il diffuso desiderio di agire in modo sostenibile e i comportamenti reali.

CopenPay premia azioni come andare in bicicletta, partecipare a iniziative di pulizia o fare volontariato nelle fattorie urbane, restituendo il contributo virtuoso offrendo l’accesso alle principali attrazioni della capitale danese e ad un ricco programma di esperienze coinvolgenti, che include visite guidate gratuite ai musei, noleggio gratuito di kayak e persino un pranzo vegetariano gratuito a base di colture locali. Un’azione pilota promossa dalla Galleria Nazionale Danese invita i visitatori che producono rifiuti di plastica a un laboratorio per trasformarli in opere d’arte. Allo stesso modo, l’iconico impianto di riscaldamento di Copenaghen (situato nel centro della città e gestito da Amarger Resourcecenter, azienda di proprietà di cinque Comuni dell’area metropolitana, divenuto paradossalmente un attrattore turistico!) garantisce ai visitatori che giungono con i mezzi pubblici o in bicicletta l’esperienza straordinaria di sciare lungo una pista artificiale creata sul tetto dell’edificio.

Il sistema, introdotto in via sperimentale da Wonderful Copenhagen – la DMO che ha già ammaliato il mondo con i suoi claim «Tourism for good» e «The end of tourism as we know it» – ha realizzato il sistema con il massimo della semplicità: i visitatori possono mostrare un biglietto del treno, arrivare in bicicletta o presentare altre semplici prove di azioni ecologiche per riscattare i propri premi, tra le 20 attrazioni disponibili già in questa fase sperimentale sul portale ufficiale copenpay.com. Nessuna burocrazia o strumento di verifica: CopenPay si basa sulla fiducia, per rinsaldare la visione della società danese che il centro di ricerca statunitense PEW Research ha definito «la più fiduciosa al mondo».

CopenPay

In linea con questa ispirazione, il CEO di Wonderful Copenhagen, Mikkel Aarø-Hansen, ha fatto sapere che l’obiettivo dell’esperimento, già concluso con strepitoso successo, non è soltanto mirato a migliorare l’esperienza dei visitatori, ma anche ispirare altre destinazioni. «Poiché viaggiare è un atto internazionale, il nostro successo dipende dalle scelte delle persone e delle destinazioni in ogni parte del mondo».

Tra i lettori qualcuno penserà che sia tutto troppo semplice, quindi sostanzialmente inapplicabile in Italia, abituato a timbri, marche da bollo e altre burocrazie. Qualora di conforto, anche l’autore di questi appunti ritiene che i modelli – anche quando virtuosi – non siano semplici da replicare a latitudini diverse. Nel caso specifico, è sufficiente soffermare lo sguardo su alcune di caratteristiche della capitale danese, dove vivono circa 602mila abitanti: circolano 750.000 biciclette (4 volte di più delle auto) e il 62% dei cittadini si sposta pedalando in città attraverso 382 km di piste ciclabili; l’acqua del rubinetto è perfettamente potabile e quella dei canali così pulita da consentire di nuotare e praticare sport; oltre il 70% dell’energia consumata proviene da energie rinnovabili, con il sistema di riscaldamento di uffici e abitazioni prodotto da impianti a biomassa. Dal punto di vista strettamente turistico, Copenaghen ha attratto 12 milioni di pernottamenti internazionali nel 2023, prevalentemente presso hotel in cui la maggior parte delle stanze sono eco-certificate. Non sorprende se il Global Destination Sustainability Index classifica la città danese come la terza destinazione più sostenibile al mondo (l’elenco può essere consultato qui).

Città del Bel Paese di dimensioni analoghe, come Genova o Palermo, non presentano un pedigree altrettanto lusinghiero. Ma non è davvero il caso di arrendersi: se le previsioni dell’Organizzazione Mondiale del Turismo stimano che l’Italia sarà presto raggiunta da oltre 200 milioni di turisti (attualmente ne registra 136 milioni), con Venezia chiamata a sostenere flussi per 35 milioni in forza di poco più di 50mila residenti, la strada da fare è segnata. La sostenibilità, oltre ad essere evidentemente “giusta” e “necessaria”, è anche “conveniente”, promuovendo la competitività di sistema insieme alla qualità della vita dei cittadini.

CopenPay

Sono queste le sfide proposte con l’istituzione del sttc – sustainable tourism competence center, nato dal partenariato stabile tra simtur e Accademia Creativa Turismo, insieme a numerosi altri partner, tra cui Italia Circolare: occorre modificare lo sguardo, dall’offerta territoriale abbarbicata ai campanili all’analisi della domanda, per sconfiggere la rendita di posizione e spingersi nella direzione di acquisire le competenze necessarie a promuovere l’innovazione del settore – big data e tourism intelligence – per redigere finalmente dei masterplan di destinazione multilivello, fondati su visioni di lungo periodo, per evitare che l’ispirazione di Mikkel Aarø-Hansen possa rimanere un’illusione e che l’unica cosa danese che gli italiani di domani potranno ricordare… sia l’Ikea.