Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
In arte DUDU

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. <br> In arte DUDU

In occasione del 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che si festeggerà il prossimo 10 dicembre, Arte per la Libertà, il festival della creatività per i diritti umani legato ad Amnesty International, pubblica un libro e un cd a tema. Il libro si intitola In arte DUDU. La dichiarazione universale dei diritti umani illustrata da giovani artisti italiani (Peruzzo Industrie Grafiche), e contiene un’opera d’arte contemporanea per ciascuno dei 30 articoli della Dichiarazione. Il cd racchiude invece brani della 21^ edizione di Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty, il festival che unisce musica di qualità e diritti umani, tenutasi a Rosolina Mare lo scorso luglio.

MEMO ha chiesto a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, e a Michele Lionello, direttore artistico di Voci per la Libertà e uno dei curatori del libro, di raccontarci il progetto.

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. <br> In arte DUDU

La copertina del libro In arte DUDU.

L’arte per i diritti umani

di Riccardo Noury

In Turchia Seyfi Sahin sta scontando un anno di carcere per aver pubblicato sulla rivista “Girgir” una vignetta su Mosè. L’accusa: “offesa ai valori religiosi”. In Iran, nel 2014, Atena Fargadhani è stata condannata a 12 anni di carcere per una vignetta nella quale i parlamentari erano rappresentati con teste di animali. Era il suo modo di opporsi alla decisione di un organo legislativo quasi del tutto maschile su questioni che riguardavano i diritti sessuali e riproduttivi delle donne. La condanna è stata poi ridotta a un anno e mezzo. In Guinea Equatoriale, Ramón Esono Ebalé ha trascorso mesi in carcere come “premio alla carriera”, dopo anni di vignette ritenute offensive nei confronti del padre-padrone del paese, il presidente Teodoro Obiang. E come dimenticare la persecuzione subita in Russia dalle Pussy Riot, giudicate blasfeme e offensive (sì, a volte l’arte può essere sgradevolmente provocatoria!) per avere, con le loro performance, denunciato l’alleanza tra chiesa ortodossa e regime putiniano, che ha prodotto un profondo arretramento sul piano della tutela dei diritti.

Di esempi come questi, negli archivi di Amnesty International e nelle intenzioni di governi di ogni parte del mondo (e dei gruppi armati islamici, di cui è bene non far mai cadere nell’oblio gli attentati contro l’arte e gli artisti), se ne possono trovare tanti altri. L’artista può ben rivendicare la sua neutralità. È una posizione da rispettare. Ma, dal mio punto di vista di attivista di un’organizzazione per i diritti umani, l’arte non è mai neutra: se tace, è complice; se denuncia, è perseguitata. Nelle carceri di mezzo mondo si trovano tantissimi artisti che, col plettro di una chitarra, un pennello, una tastiera di computer, una matita, una macchina fotografica non sono rimasti “neutrali”, ma hanno preso la parola.

In Turchia, trasformatasi in un’enorme prigione di dissidenti, lo scrittore Ahmet Altan si è visto recentemente confermare la condanna all’ergastolo per il fasullo reato di sostegno al tentato colpo di stato del 2016. E sempre dalla Turchia arriva Pinar Selek, da sempre dalla parte degli oppressi e per questo ghiotto boccone per gli oppressori: accusata nel 1998 di complicità col Pkk (il Partito dei lavoratori del Kurdistan), ha subito torture e via via, mentre era in carcere, nuove imputazioni di terrorismo. Undici anni dopo è uscita dal paese e ora vive in esilio in Francia. In Egitto, nel febbraio 2016 lo scrittore Ahmed Nàgi è stato condannato a due anni di carcere, poi sospesi alla fine dell’anno, per “offesa alla morale pubblica”. Nàgi è l’autore di Vita: istruzioni per l’uso, un racconto fantapolitico illustrato da Ayman al-Zorqani, scritto con un linguaggio crudo e pieno di critiche feroci alla città del Cairo, a chi la abita e a chi la governa. La vicenda giudiziaria di Nàgi era nata dalla denuncia di un lettore che si era sentito offeso (con tanto di capogiri e sbalzi di pressione!) da un estratto del capitolo 6, pubblicato nel numero 1097 della rivista Akhbar al-Adab. La pubblica accusa aveva immediatamente sostenuto la denuncia e chiesto la condanna dello scrittore. Che è determinata, breve e terminata, ma arrivata: un monito per chi altro avesse voluto avventurarsi lungo l’accidentata strada dello sberleffo. C’è chi ha voluto farlo. Il 31 luglio di quest’anno, sempre in Egitto, il poeta Galal el-Beheiri è stato condannato a tre anni di carcere da un tribunale militare per “offesa alle forze di sicurezza” e “diffusione di notizie false”. Era stato arrestato quattro mesi prima dopo aver scritto una raccolta di poesie intitolata Le migliori donne sulla terra, una parodia su un detto attribuito al profeta Maometto secondo il quale l’Egitto era paese dove erano nati “i migliori soldati della terra”.

Tutta questa lunga premessa per dire che considero “schierate e schierati” (dalla parte buona, naturalmente, dei senza voce e degli oppressi) tutte le persone che hanno contribuito a illustrare la Dichiarazione universale dei diritti umani, giunta al suo 70° anno dall’adozione. Altrove in questo volume si parlerà dei progressi che la Dichiarazione ha contribuito a realizzare e di quanto manca a far sì che i suoi 30 meravigliosi articoli trovino piena e completa attuazione. Qui, voglio sottolineare che coloro che hanno illustrato, traducendone senso e aspirazioni, quei 30 articoli, hanno fatto un lavoro bello e importante. Alcuni articoli della Dichiarazione sono complessi, ma sono riusciti a spiegarli bene. E voglio anche ricordare che se non ci fosse l’arte accanto ad Amnesty International, raccontare i diritti umani, le loro violazioni e il loro progresso attraverso la mera forma del “rapporto”, sarebbe insufficiente e probabilmente noioso. Questo volume fa degnissima parte di due decenni di attività che hanno visto insieme Amnesty International Italia e Voci per la Libertà, cui andrà sempre il merito di aver favorito l’avvicinamento dell’arte alla causa dei diritti umani.

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. <br> In arte DUDU

La copertina del CD Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty

Da vent’anni a fianco della DUDU

di Michele Lionello

Nel 1998, in occasione del 50° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani nasce il festival Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty, con lo scopo di diffondere e promuovere il rispetto dei diritti umani attraverso la musica. Per noi dell’associazione culturale Voci per la Libertà, la Dichiarazione è una sorta di Costituzione, è il documento che ci ispira e dal quale traiamo ispirazione per tutte le nostre iniziative, che a partire dalla musica si sono allargate a tutte le forme d’arte, comprendendo cinema, teatro, arte contemporanea, fotografia e molto altro. Contemporaneamente, in una sorta di dualismo ideale, la consideriamo una nostra amica, che affettuosamente chiamiamo DUDU, quasi fosse una compagna di vita a cui abbiamo dato un soprannome, come si fa con gli amici veri, con i quali abbiamo un rapporto di amicizia e di stima profonda e che sappiamo non ci deluderanno mai. In questi due decenni abbiamo impegnato tutte le nostre energie per promuovere i diritti umani attraverso la musica e tutta l’arte a 360°.

Al tradizionale concorso musicale Voci per la Libertà, si è affiancato il festival di arte contemporanea DeltArte – il delta della creatività, portando alla successiva nascita di Arte per la Libertà, il festival della creatività per i diritti umani, un “superfestival” che si svolge in territorio polesano, ma non solo, durante tutto l’anno e che coniuga mirabilmente tutte le forme di espressione che conosciamo, un evento unico nel panorama italiano. Tra le tante produzioni di questi anni, vogliamo ricordare le opere di arte contemporanea realizzate grazie a DeltArte, la produzione del film Presi a caso, sull’eccidio di Villadose e Ceregnano del 1945, l’organizzazione del Premio Amnesty Italia dedicato agli emergenti e ai big della musica italiana, la realizzazione di Inalienabile, il progetto multimediale di musica e diritti umani, e infine il libro sui vent’anni di festival. Un posto speciale in tutte queste attività lo merita ovviamente l’attività che facciamo nelle scuole, incontrando migliaia di studenti ogni anno, ai quali la proposta di parlare della Dichiarazione universale dei diritti umani potrebbe in qualche modo intimorirli o, peggio ancora, annoiarli. Per questo motivo, negli anni, ci siamo inventati questo “soprannome” molto più amichevole e immediato. Ed è da questo acronimo che nasce il nome del libro “In arte DUDU” un modo nuovo di riscoprire i nostri diritti fondamentali, così come sono stati dichiarati il 10 dicembre del 1948.

Per guardarli da un altro punto di vista, quello di giovani artisti italiani che la illustrano con uno sguardo contemporaneo che dopo 70 anni non ha perso nulla della sua importanza, attualità, forza e idealità. Vedrete con i vostri occhi il connubio tra arte e diritti umani, dove la prima si fa strumento per i secondi affinché non restino solo parole, ma diventino anche azioni. È proprio in questa contemporaneità, dove sembrano essersi persi alcuni fondamentali punti di riferimento, che sfogliare le pagine della DUDU rappresenta un aiuto per ritrovare fari luminosi in un mare di indifferenza. Anche per questa nostra iniziativa non poteva mancare l’apporto, fondamentale e decisivo, della sezione italiana di Amnesty International, nostra partner da quando siamo nati, e con la quale condividiamo tutte le campagne e azioni e che vede in questo libro gli interventi del portavoce Riccardo Noury e del presidente Antonio Marchesi. Un ringraziamento speciale va a tutti gli artisti che ci hanno regalato i loro lavori rispondendo al nostro appello, come tantissime altre volte è successo in tutti questi anni dimostrando ancora una volta come il legame tra arte e diritti umani sia profondo. Gli artisti hanno sempre una sensibilità particolare nei confronti dei diritti e delle libertà delle persone e quando vengono chiamati in causa per azioni così significative non deludono mai. Da parte nostra questo libro vuole essere un piccolo contributo per la fondamentale battaglia per i diritti universali che, come tali, appartengono a tutti, nessuno escluso, aggiungendo la nostra voce a quella di molti altri illustri predecessori tra i quali ci piace ricordare, per affinità, la meravigliosa mostra Armati di matita, prodotta da Amnesty Italia alcuni anni fa, che annoverava le tavole dei migliori disegnatori italiani.

È quindi con orgoglio e con tanta emozione che vi presentiamo il nostro libro: In arte DUDU. Portatelo con voi, guardatelo, leggetelo, scarabocchiatelo, copiatene i disegni, regalatelo a chi vi sta a cuore, perché questi disegni parlano di noi, della nostra vita, dei nostri sogni e delle nostre paure, di quello che siamo e di quello che non riusciamo a essere, parlano di esseri umani che, come dice il primo articolo della DUDU, “nascono liberi e uguali in dignità e diritti”. Non dimentichiamolo mai.

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. <br> In arte DUDU

In arte DUDU. La dichiarazione universale dei diritti umani illustrata da giovani artisti italiani (Peruzzo Industrie Grafiche).