Woody Allen, i suoi film, la nostra vita.

Vive nell’Upper East Side di Manhattan con Soon-Yi, sua moglie da ventidue anni, e le loro due figlie, Manzie e Bechet. È un grande appassionato di jazz e un tifoso di sport. Si rammarica di non aver mai fatto un grande film, ma ci sta ancora provando.
“Se un mio film riesce a far sentire infelice una persona in più, allora sento di aver fatto il mio lavoro”.
Che fai, rubi? (1966) – Non pervenuto. D’altronde anch’io ero solo un progetto di vita.
Prendi i soldi e scappa (1969) – Divertente. Ed è divertente osservare come la sua faccia e le sue espressioni non siano mai cambiate.
Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971) – Citato spesso come esempio o metafora di fallimento soggettivo e collettivo.
Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) (1972) – Freud allo stato puro con un pizzico di misoginia e tette enormi da inseguire nei prati.
Il dormiglione (1973) – Ipotesi di futuro con maledizione incorporata. Ovvero, se sei coglione oggi lo sarai per sempre anche dopo l’ibernazione. E questo ormai lo considero un valore acquisito dall’esperienza.
Amore e guerra (1975) – Il pacifismo irriverente.
Io e Annie (1977) – Capolavoro assoluto. Inarrivabile esempio di consapevolezza creativa al servzio di una storia. Ogni volta che lo rivedo scopro in realtà di non averlo mai visto.
Interiors (1978) – La supremazia delle parole. Uno dei motivi per cui una volta ho scritto “Le storie esistono solo se le sai raccontare” e da quel giorno questa frase è diventata il mio lavoro..
Manhattan (1979) – Lo vedi e sai già che lo rivedrai. Un po’ come rileggere Alan Ford e i romanzi di Simenon.
Stardust Memories (1980) – Il cinema come dovrebbe essere. Pensando a Fellini.
Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982) – Una pausa di assoluta inutilità. Capita.
Zelig (1983) – Talmente nuovo, sconvolgente e sorprendente da essere diventato un modo di dire. Quanti Zelig hanno circondato la nostra vita?
Broadway Danny Rose (1984) – La consacrazione del mito che indaga la scomparsa di un mondo. Dopo averlo visto se provi a dire “ai miei tempi” ti viene voglia di sputarti addosso dalla vergogna.
La rosa purpurea del Cairo (1985) – Una bella idea che ripeterà nel tempo per fare cinema sul cinema, con il cinema per il cinema.
Hannah e le sue sorelle (1986) – Sublime. La dimostrazione che Dio esiste, un giorno ha incontrato Woody Allen e gli ha insegnato come raccontare una storia.
Radio Days (1987) – L’estetica sublime della nostalgia. La dimostrazione che non era vero che “Video killed the radio star”.
Settembre (1987) – La malinconia è la cifra stilistica della vita di un comico. E qualche volta anche della mia.
Un’altra donna (1988) – Guardare la vita degli altri. 4 stelle del Mereghetti, e ci sarà un motivo. E un giorno l’ho chiesto anche a Mereghetti.
New York Stories, episodio Edipo relitto (1989) – Un gioco.
Crimini e misfatti (1989) – Capolavoro assoluto sul senso di colpa pensando a Spazio 1999. L’oculista devastato dal rimorso è il ritratto maschile più intenso mai descritto da Woody Allen che di solito racconta (bene) solo storie di donne, oltre alla sua.
Alice (1990) – Dimenticabile e per questo quasi dimenticato. Anche se tutti vorremmo un giorno incontrare il dott. Yang, medico e agopuntore cinese, che ci prescrive un’erba che ci rende invisibili. Avremmo le risposte a tutte le domande.
Ombre e nebbia (1991) – La resurrezione di Fritz Lang. E di come la nebbia entra di notte anche nelle case.
Mariti e mogli (1992) – Il matrimonio raccontato da Woody, istruzioni per l’uso in attesa del disastro, pensando a Ingmar Bergman.
Misterioso omicidio a Manhattan (1993) – Comicità allo stato puro. La black comedy più black e più comedy della storia del cinema.
Pallottole su Broadway (1994) – Il teatro a sorpresa entra nel cinema e il cinema per una volta va a teatro.
La dea dell’amore (1995) – Irriverente ma divertente.
Tutti dicono I Love You (1996) – Inutile, per certi versi dannoso. Ma è l’unico film che ho visto con Woody Allen in sala.
Harry a pezzi (1997) – L’incubo dello scrittore.
Celebrity (1998) – Il mondo del cinema raccontato da chi evita come la peste il mondo del cinema.
Accordi e disaccordi (1999) – Finalmente un film dedicato a un musicista da un regista “musicale” per definizione.
Criminali da strapazzo (2000) – Una comica per iniziare il nuovo millennio.
La maledizione dello scorpione di giada (2001) – Un’altra comica, decisamente ipnotica, cercando qualche traccia perduta di Chandler.
Hollywood Ending (2002) – L’incubo del regista.
Anything Else (2003) – Ancora sulla vita di coppia ma senza più credere alla vita di coppia.
Melinda e Melinda (2004) – Torna il teatro dentro al cinema e questa volta per cambiare il senso autentico di una storia.
Match Point (2005) – Un capolavoro londinese spesso definito “il film che non senbra un film di Woody Allen”.
Scoop (2006) – Visto che era a Londra ne ha fatto un altro con i resti solo per restare qualche mese in più vicino a Scarlett Johansson
Sogni e delitti (2007) – Era ancora a Londra ma ormai con le valigie pronte per partire.
Vicky Cristina Barcelona (2008) – Uno spot in salsa catalana cercando di essere un po’ più “scandaloso” del solito.
Basta che funzioni (2009) – Il capolavoro assoluto di Woody Allena che fa a meno dell’interpretazione di Woody Allen.
Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010) – Quando non sa cosa fare, fa il romantico ma si vede che non è il suo mestiere.
Midnight in Paris (2011) – Il suo film icona degli anni 2000.
To Rome with Love (2012) – Il film più brutto di Woody Allen. E purtroppo lo ha girato a Roma.
Blue Jasmine (2013) – Uno dei ritratti al femminile più intensi raccontati dal cinema.
Magic in the Moonlight (2014) – L’ illusione contro la verità, tema ricorrente in quasi tutti i suoi film. E alla fine non sai mai chi vince.
Irrational Man (2015) – Tutto il bello della depressione.
Café Society (2016) – Il sogno americano raccontato da uno che quando sogna va sempre dallo psicanalista per trovare una spiegazione razionale a tutto quello che sogna.
La ruota delle meraviglie (2017) – La storia del destino, che quando incontra il dovere della redenzione, si arrende.
Un giorno di pioggia a New York (2019) – L’estetica del carino al cinema con ragazze troppo giovani che indossano gonne troppo corte .