Se non leggiamo, non siamo più in grado di comprendere il mondo che ci circonda

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Si dice che la lettura sia un eterno viaggio di scoperta, una sorta di nutrimento per l’anima, il corpo e la mente. Ogni libro dovrebbe assumere, per il semplice fatto di esistere, un significato e una responsabilità. Lo leggiamo e, come un ascensore, ci permette di elevarci oltre le nostre idee, come una bussola capace di trasportarci nelle storie e nelle vite degli altri. Leggere è un viaggio che ci rende liberi. Forse non è sempre così, esistono anche libri inutili, pessimi e dannosi, ma spesso lo è.

Leggiamo perché una vita sola non ci basta. E poi leggere è sinonimo di cultura, la chiave di accesso privilegiata alla conoscenza, l’informazione, la narrativa. Leggiamo per comprendere notizie, storie e idee. Non ci sono modi migliori per farlo. Non ne abbiamo ancora trovati altri. E la cultura è essenziale, il valore che costruisce il benessere delle persone e lo sviluppo della società. La cultura è un obiettivo di sostenibilità, ci rimette al centro, stabilisce il giusto equilibrio, è un fattore competitivo, personale e collettivo. “Io sono cultura altrimenti non so chi sono”, ho scritto una volta.

Leggo da una pagina di Fondazione Cariplo questa frase: “La cultura ci tiene uniti, costruisce ponti e favorisce la pace. La cultura consente a ciascuno di noi di desiderare e immaginare il futuro, di esprimere la nostra visione, di contribuire a plasmare il mondo”.

Solo grazie alla cultura non uccidiamo il senso profondo della parola “verità”. E la verità non è mai stata così importante. La trascendenza e il feticcio del verosimile ci sta portano lontani dalla comprensione delle regole del pianeta. Non leggiamo e per questo non sappiamo più distinguere e comprendere il vero dal falso. Se non leggiamo mettiamo in crisi il concetto stesso di democrazia.
La lettura quindi è inclusione, lotta contro ogni forma di disuguaglianza, coesione con la comunità, comprensione dei bisogni. Leggere ci aiuta a costruire il futuro. Eppure in tanti, in troppi, anche nel nostro Paese, non leggono, non ritengono utile farlo, non ne capiscono la necessità.

Il 39° congresso di IBBY International, dal 30 agosto al 1° settembre a Trieste, può aiutarci a trovare qualche risposta e qualche soluzione? IBBY (International Board on Books for Young People) è un’organizzazione senza scopo di lucro fondata a Zurigo nel 1953, composta da 84 sezioni nazionali in tutto il mondo: rappresenta Paesi con programmi di editoria e alfabetizzazione ben sviluppati e altri Paesi che svolgono un lavoro pionieristico nell’editoria e nella promozione dei libri per bambini. Lo slogan dell’edizione 2024 – Join the revolution! Giving every child good books” – è un appello all’impegno, ma anche un atto di coraggio in un tempo difficile, in cui buoni libri possono fare la differenza per favorire la comprensione internazionale e per aiutare in modo particolare i più piccoli a immaginare mondi diversi, più giusti per tutte e tutti.

Il congresso sarà ospitato al SISSA – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di neuroscienze. Davide Crepaldi, docente e ricercatore, presentando l’appuntamento ha scritto: “La lettura è un’invenzione culturale piuttosto recente; questo implica che il cervello non possiede strutture dedicate specificamente alla lettura, plasmate da generazioni e generazioni di evoluzione biologica. Come facciamo quindi a diventare i lettori eccezionali che siamo? Com’è possibile che tutti noi, anche i lettori meno allenati, riescono a leggere circa 200 parole al minuto senza fare alcuno sforzo? Stanislas Dehaene ha lavorato su questa domanda per molti anni, ed è giunto alla conclusione che la chiave di tutto sia il cosiddetto “riciclaggio neurale”: quando impariamo a leggere, noi umani “ricicliamo” aree del cervello che prima dedicavamo ad altro (il riconoscimento di volti e oggetti, principalmente). Perché questo accade? E qual è la natura dei calcoli in cui questa parte del cervello è così specializzata, tale da renderla perfetta per la lettura? Il fatto che la lettura non sia tra i nostri “talenti speciali” apre un’altra serie di domande molto interessanti. Ad esempio, come possiamo insegnare a leggere ai nostri bimbi nel modo più efficace possibile? Come possiamo coltivare il nostro “talento nascosto” per la lettura. Kate Nation ha studiato approfonditamente l’importanza della diversità delle nostre esperienze con la lettura e il linguaggio – diversità di vocaboli, di forme sintattiche e di registro linguistico. Tra le sue varie scoperte, c’è la dimostrazione che il rapporto tra linguaggio scritto e orale è molto più dinamico di quanto si credesse; se è senz’altro vero che arrivare a scuola con un linguaggio orale ben sviluppato è cruciale per l’apprendimento della lettura, è altrettanto vero che la lettura poi diventa cruciale per un ulteriore salto di qualità del nostro linguaggio parlato. Ad esempio, quasi tutte le parole nuove che incontriamo da adulti – e sono moltissime! – vengono acquisita attraverso la lettura”.

Leggiamo, quindi. Non ci resta altro da fare.

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IBBY. 39° congresso internazionale, Trieste, SISSA – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, 30/08 – 01/09 2024