Woody Allen, i suoi film, la nostra vita.

Woody Allen

Vive nell’Upper East Side di Manhattan con Soon-Yi, sua moglie da ventidue anni, e le loro due figlie, Manzie e Bechet. È un grande appassionato di jazz e un tifoso di sport. Si rammarica di non aver mai fatto un grande film, ma ci sta ancora provando.

Leggere l’autobiografia di Woody Allen significa sfogliare l’album delle fotografie dei nostri ricordi. A proposito di niente  (La nave di Teseo) è un esecizio di voyeurismo biografico che appartiene alla vita di ciascuno di noi. Nessuno escluso. E ognuno di noi potrebbe raccontare una storia, un ricordo, una discussione, una citazione, una relazione scaturita da un film scritto, diretto e molto spesso interpretato da questo ormai anziano e stravagante signore  nato a Brooklyn nel 1935.
Woody Allen ha iniziato la sua carriera nello spettacolo a sedici anni, scrivendo battute per un giornale di Broadway, e ha continuato a scrivere per la radio, la televisione, il teatro, il cinema e il New Yorker. Ma molto presto scopre la sua vocazione creativa definitiva per la regia e arriva la consacrazione.  Se volete un po’ di gossip, nel suo libro Allen racconta dei suoi primi matrimoni, della storia con Diane Keaton, della burrascosa rottura con Mia Farrow “per la quale l’industria dei tabloid ancora li ringrazia” e della relazione iniziata quando aveva 56 anni con la ventunenne Soon-Yi Previn con cui vive un matrimonio felice che dura da oltre ventidue anni.
Ma non è questo che interessa. Quello che mi interessa davvero è rivedere i suoi film leggendoli specchiati nella mia vita. Per questo ho deciso di pubblicare l’elenco completo della sua filmografia e scrivere quello che ne penso io.
Perché la sua autobiografia è anche la mia biografia.
Non mi picchiate, eh…

“Se un mio film riesce a far sentire infelice una persona in più, allora sento di aver fatto il mio lavoro”.

 

Che fai, rubi? (1966) – Non pervenuto. D’altronde anch’io ero solo un progetto di vita.

Prendi i soldi e scappa  (1969) –  Divertente. Ed è divertente osservare come  la sua faccia e le sue espressioni non siano mai cambiate.

Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971)  – Citato spesso come esempio o metafora di fallimento soggettivo e collettivo.

Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) (1972) – Freud allo stato puro con un pizzico di misoginia e tette enormi da inseguire nei prati.

Il dormiglione  (1973) – Ipotesi di futuro con maledizione incorporata. Ovvero, se sei coglione oggi lo sarai per sempre anche dopo l’ibernazione.  E questo ormai lo considero un valore acquisito dall’esperienza.

Amore e guerra  (1975) – Il pacifismo irriverente.

Io e Annie  (1977) – Capolavoro assoluto. Inarrivabile esempio di consapevolezza creativa al servzio di una storia. Ogni volta che lo rivedo scopro in realtà di non averlo mai visto.

Interiors (1978) – La supremazia delle parole. Uno dei motivi per cui una volta ho scritto “Le storie esistono solo se le sai raccontare” e da quel giorno questa frase è diventata il mio lavoro..

Manhattan (1979)  – Lo vedi e sai già che lo rivedrai. Un po’ come rileggere Alan Ford e i romanzi di Simenon.

Stardust Memories (1980) – Il cinema come dovrebbe essere. Pensando a Fellini.

Una commedia sexy in una notte di mezza estate  (1982) – Una pausa di assoluta inutilità. Capita.

Zelig (1983) – Talmente nuovo, sconvolgente e sorprendente da essere diventato un modo di dire. Quanti Zelig hanno circondato la nostra vita?

Broadway Danny Rose (1984) – La consacrazione del mito che indaga la scomparsa di un mondo. Dopo averlo visto se provi a dire “ai miei tempi”  ti viene voglia di sputarti addosso dalla vergogna.

La rosa purpurea del Cairo  (1985) – Una  bella idea che ripeterà nel tempo per fare cinema sul cinema, con il cinema per il cinema.

Hannah e le sue sorelle (1986) – Sublime. La dimostrazione che Dio esiste, un giorno ha incontrato Woody Allen e gli ha insegnato come raccontare una storia.

Radio Days (1987) – L’estetica sublime della nostalgia. La dimostrazione che non era vero che “Video killed the radio star”.

Settembre  (1987) – La  malinconia è la cifra stilistica della vita di un comico. E qualche volta anche della mia.

Un’altra donna  (1988) – Guardare la vita degli altri. 4 stelle del Mereghetti, e ci sarà un motivo. E un giorno l’ho chiesto anche a Mereghetti.

New York Stories, episodio Edipo relitto  (1989) – Un gioco.

Crimini e misfatti  (1989) – Capolavoro assoluto sul senso di colpa pensando a Spazio 1999. L’oculista devastato dal rimorso è il ritratto maschile più intenso mai descritto da Woody Allen che di solito racconta (bene) solo storie di donne, oltre alla sua.

Alice (1990) – Dimenticabile e per questo quasi dimenticato. Anche se tutti vorremmo un giorno incontrare il dott. Yang, medico e agopuntore cinese, che ci prescrive  un’erba che ci rende invisibili. Avremmo le risposte a tutte le domande.

Ombre e nebbia  (1991) – La resurrezione di Fritz Lang. E di come la nebbia entra di notte anche nelle  case.

Mariti e mogli (1992) – Il matrimonio raccontato da Woody, istruzioni per l’uso in attesa del disastro, pensando a Ingmar Bergman.

Misterioso omicidio a Manhattan  (1993) – Comicità allo stato puro. La black comedy più black e più comedy della storia del cinema.

Pallottole su Broadway (1994) – Il teatro a sorpresa entra nel cinema e il cinema per una volta va a teatro.

La dea dell’amore (1995)  – Irriverente ma divertente.

Tutti dicono I Love You (1996) – Inutile, per certi versi dannoso. Ma è  l’unico film che ho visto con Woody Allen in sala.

Harry a pezzi  (1997) – L’incubo dello scrittore.

Celebrity (1998) – Il mondo del cinema raccontato da chi evita come la peste il mondo del cinema.

Accordi e disaccordi (1999) – Finalmente un film dedicato a un musicista da un regista “musicale” per definizione.

Criminali da strapazzo (2000) – Una comica per iniziare il nuovo millennio.

La maledizione dello scorpione di giada (2001) – Un’altra comica, decisamente ipnotica, cercando qualche traccia perduta di Chandler.

Hollywood Ending (2002) – L’incubo del regista.

Anything Else (2003) – Ancora sulla vita di coppia ma senza più credere alla vita di coppia.

Melinda e Melinda (2004) – Torna il teatro dentro al cinema e questa volta per cambiare il senso autentico di una storia.

Match Point (2005) – Un capolavoro londinese  spesso definito  “il film che non senbra un film di Woody Allen”.

Scoop (2006) – Visto che era a Londra ne ha fatto un altro con i resti solo per restare qualche mese in più vicino a Scarlett Johansson

Sogni e delitti  (2007) – Era ancora a Londra  ma ormai con le valigie pronte per partire.

Vicky Cristina Barcelona (2008) – Uno spot in salsa catalana cercando di essere un po’ più  “scandaloso” del solito.

Basta che funzioni (2009) – Il capolavoro assoluto di Woody Allena che fa a meno dell’interpretazione di Woody Allen.

Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010) – Quando non sa cosa fare, fa il romantico ma si vede che non è il suo mestiere.

Midnight in Paris (2011) – Il suo film icona degli anni 2000.

To Rome with Love (2012) – Il film più  brutto di Woody Allen. E purtroppo lo ha girato a Roma.

Blue Jasmine (2013) – Uno dei ritratti al femminile  più intensi  raccontati dal cinema.

Magic in the Moonlight (2014) – L’ illusione contro la verità, tema ricorrente in quasi tutti i suoi film. E alla fine non sai mai chi vince.

Irrational Man (2015) – Tutto il bello della depressione.

Café Society (2016) – Il sogno americano  raccontato da uno che quando sogna va sempre dallo psicanalista per trovare una spiegazione razionale a tutto quello che sogna.

La ruota delle meraviglie (2017) – La storia del destino, che quando incontra il dovere della redenzione, si arrende.

Un giorno di pioggia a New York  (2019) – L’estetica del carino al cinema con ragazze troppo giovani che indossano gonne troppo corte .