Renzi ha studiato la Divina Commedia. Ma non l’ha capita.

Renzi

Mi ricordavo che quando era sindaco di Firenze l’aveva detto. E ricordavo bene: ”Dante appartiene a quei personaggi rovinati dalla scuola, invece Dante era un ganzo”. Ecco, un “ganzo”, che significa persona abile, furba, veloce, intelligente, scaltra. Dante insomma era un po’ come Fonzie e Fonzie è come Renzi. Ve la ricordate la foto con il giubbotto di pelle nera?  Aveva anche scritto un libro Renzi, Stil novo. La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter. Lo aveva scritto per dire che Firenze ha fatto Dante, e Dante ha fatto l’Italia.

E quindi, se il sillogismo è corretto, Firenze ha fatto Renzi e Renzi doveva fare l’Italia. Era il suo destino. Perché lui è una persona abile, furba, veloce, intelligente, scaltra. Un ganzo.

Gli italiani all’inizio gli hanno creduto, poi non l’hanno più capito. Ma di sicuro lui ha ragione e tutti gli altri hanno torto. Ne è convinto. Succede spesso con le persone eccezionali non essere comprese. E proprio come Fonzie, anche lui  non riesce a dire “ho sbagliato”, anzi si strozza. Per commentare l’ #AvantiConConte lo ha citato come #AvantiSenzaRenzi. Il risultato non cambia, ma vuoi mettere l’ego?  Lui è il più antipatico di tutti? Gli antipatici Dante li mette tutti all’Inferno. Ma devono prima aver commesso dei peccati. E lui di peccati non ne ha mai commesso. Le inchieste, le accuse, le maldicenze sono solo inciampi, errori fatti in malafede, attacchi personali, invidia.

Ma se dobbiamo meritarci l’Inferno dobbiamo andare per gradi. E se Caronte gli chiedesse conto dei suoi peccati lui di sicuro risponderebbe più o meno così. Lussurioso io? Per la lussuria ci vuole tempo e io il tempo lo divoro. Goloso? Purtroppo si ma poi faccio penitenza e vado a correre. Avaro? Ma smettetela, la generosità è la mia seconda pelle. Semmai posso essere leggermente iracondo ma solo qualche volta e sempre a giusta ragione ma di scuro non so cosa sia l’accidia. Vado alla messa, non sono un eretico e gli epicurei non li ho mai fatti salire nemmeno sul camper. Lasciamo perdere i violenti, gli assassini, i suicidi, i bestemmiatori e i ladri. E se devo essere sincero qualcuno il ruffiano, l’adulatore, l’illusionista, l’ipocrita e il traditore l’ha fatto con me. E sia chiaro, non sono e non sarò mai un seminatore di discordia. Alla fine perdono tutti.  Non ridete, qualche peccato l’avrò anche commesso, ma uno come me Dante all’Inferno non ce lo metterebbe mai, sono troppo ganzo!”

Matteo Renzi è facile da insultare ma difficile da capire.

È uno strano personaggio che riesce ad avere torto nel metodo quando spesso ha ragione nel merito. Ha talento, curiosità, è rapido, visionario, esuberante, convincente. All’inizio quando lo conosci trasmette empatia, ti coinvolge, poi improvvisamente ti accorgi della sua freddezza e della smisurata ambizione che accompagna ogni sua decisione e sei ti fermi un attimo a riflettere, ti ha già scaricato, è andato via. Riesce a sbagliare l’ultimo incrocio dopo aver percorso tutta la strada giusta. Sembra essere attratto dal sangue della discordia. Si alimenta nella rissa. Trova serenità solo nel conflitto.  Il passaggio da Rottamatore  a Costruttore non è scontato. Una volta voleva vincere a tutti i costi. Adesso non gli interessa più nemmeno partecipare. Vuole solo fare a cazzotti.

E così ci ritroviamo nell’ennesima bufera all’italiana. Una specie di format basato sull’inaffidabilità che ci ha reso politicamente e tristemente famosi nel mondo, un esempio citato ovunque in Europa come modello da non seguire.

Non scrivo mai di politica perché la politica mi appartiene. La considero il terreno su cui esercitare la nostra visione del mondo. Una roba seria. Intima. Profonda. Mattarella ha detto nel suo discorso di fine anno che era arrivato il tempo dei costruttori. Uno degli auguri più belli per alimentare la nostra voglia, necessità e desideri di futuro.

Il futuro si chiama NEXT Generation EU, un debito colossale che il nostro Paese ha chiesto e sottoscritto per rigenerare la sua idea di crescita, di sviluppo, di sanità, di welfare, di lavoro, di benessere, di sostenibilità, di ricerca, di sviluppo. Un debito che verrà pagato dai nostri figli perché è il Paese dei nostri figli che dobbiamo costruire adesso.

Max Weber ripeteva in maniera ossessiva che la Patria è il luogo dei figli e non quello dei padri. Ce lo siamo dimenticati.

Adesso abbiamo l’occasione e persino i soldi per riparare ai danni che abbiamo fatto. L’unica cosa da fare al Governo, nel Parlamento, nella società civile dovrebbe essere il confronto anche duro sulle idee e sui progetti. Che idea di Italia abbiamo da ricostruire?

Avete l’impressione che tutto questo stia avvenendo? Siate sinceri. Io personalmente NO.

Non ho sentito NESSUNO che sia stato in grado di entrare nel merito delle questioni vere. Nemmeno nelle ultime ore. Meglio la caciara sull’uomo più antipatico di tutti contro l’avvocato del popolo, degli # e dei like come se fossimo a X Factor. La narrazione offerta da Casalino polarizza le persone e gli schieramenti, non le questioni in attesa di risposte.

I troppi morti della pandemia, la troppa povertà, la troppa disoccupazione, la totale mancanza di prospettive e la necessità  non più rinviabile di costruire un mondo migliore anche in Italia impongono qualcosa di più serio di un dibattito fatto di  tweet e post su Facebook.

Chissà in quale girone dell’Inferno Dante mette i pessimisti. Perché oggi sono davvero molto più pessimista di ieri. Lo sono perché penso che non siamo all’altezza del compito che ci è toccato.

Torneremo a riveder le stelle, ma intanto è notte fonda.