Se il marketing tradisce Riccardino, il lettore lo stronca.

Riccardino

“Riccardino” di Andrea Camilleri è un libro pasticciato, auto-referenziale, pieno di confusione. Può succedere a tutti, anche a un gran narratore come Camilleri, di raccontare minchiate, come direbbe Salvo Montalbano.

Quello che invece non dovrebbe succedere è che il marketing  prenda il posto della funzione dell’editore: rincorrere la fama di uno scrittore, battere la grancassa per annunciare la pubblicazione postuma di un suo libro decisamente mediocre è un’operazione commerciale che manca di rispetto ai lettori.

Un pessimo modo di celebrare l’anniversario della scomparsa di Andrea Camilleri.

Sarebbe facile dire che a Leonardo Sciascia, che della Sellerio fu il primo direttore editoriale; che a Elvira Sellerio, che diede vita a una casa editrice che ha svolto una importante funzione culturale; che allo stesso Andrea Camilleri che aveva per ben due volte procrastinato l’uscita del testo; sarebbe facile dire, dunque, che questa operazione di marketing non sarebbe loro piaciuta, proprio perché il commerciale pretende di gestire lo scrittore.

Ci sono molti modi di pubblicare postumo un inedito. Quello scelto dall’editore è il peggiore. E la nota iniziale ne è una confessione puerile: “Il lettore vedrà quanto combattuto, dialettico, e pieno di ironia fosse il rapporto tra l’Autore e il suo Personaggio, relazione che in questo romanzo viene sviscerata in tutte le sue manifestazioni: tra personaggio letterario e televisivo e persino tra personaggio e attore.”

Ogni volta che il marketing si comporta come se i lettori fossero dei bambini, assume il ruolo del terzo incomodo. Non viene il dubbio che conosciamo il rapporto viscerale tra Dashiell Hammett e Sam Spade? Tra Raymond Chandler a Philip Marlowe? Tra George Simenon e il commissario Maigret? Tra Friederich Glauser e il sergente Studer? Tra Manuel Vázquez Montalbán e Pepe Carvalho? Tra Henning Mankell e Kurt Wallander? Tra Fred Vargas e Jean-Baptiste Adamsberg? E perché dovremmo essere sopresi del rapporto tra Andrea Camilleri e Salvo Montalbano?

Il fatto è che nel mentre ci viene insegnato come funziona il rapporto tra scrittore e i suoi personaggi succede una cosa insopportabile: si pretende di venirci a raccontare un sogno non ancora sognato. E, come direbbe Andrea Camilleri, al lettore gli girano i cabasisi.

Al marketing che ha sempre una gran fretta di incassare successi, possiamo dire con tranquillità, in barba a una inutile celebrazione del primo anniversario della sua scomparsa, che per i lettori Andrea Camilleri non è morto, che Salvo Montalbano continuerà a vivere nelle pagine dei suoi libri, per il piacere di quelli che li leggeranno per la prima volta, per quelli che li rileggeranno, ritrovando l’arguzia del personaggio e l’astuzia dello scrittore.