Walter R. Stahel: è arrivata l’ora di creare un desiderio circolare

Sarà il passaggio a un’economia conveniente e competitiva dal punto di vista del rendimento a fare della circolarità un paradigma ineludibile per la nostra società. Di questo ne è sicuro l’architetto svizzero Walter R. Stahel che, a partire dagli anni Settanta, ha portato al dibattito pubblico l’urgenza e l’attualità della sostenibilità anche dal punto di vista economico. Pensiero che si è strutturato in modo divulgativo circa un anno fa quanto ha pubblicato il libro Economia circolare per tutti. Concetti base per cittadini, politici e imprese (Edizioni Ambiente), all’interno del quale descrive le diverse fasi del passaggio da una dimensione artigianale e locale della circular economy a una industriale e globale. Chiarendo, prima di tutto, il senso e il significato di una terminologia specifica che passa dal remanufacturing all’upgrade tecnologico, dalla depolimerizzazione alla devulcanizzazione e al decoating di materiali. Il tutto secondo il concetto del Cradle to cradle (dalla culla alla culla) che riassume in modo evocativo il superamento dell’attuale modello economico lineare (estrai-produci-getta) a un’economia circolare vera e propria che punta a realizzare un sistema in cui non si parli di rifiuti ma di risorse da riutilizzare nel ciclo produttivo.
Quello che conta è che il passaggio mantenga la sua caratteristica di ritorno economico che distingue ogni evoluzione in campo industriale. Perché, spiega Stahel in una recente intervista: “Tutti parlano per esempio di mobilità elettrica, ma una cosa di cui la gente non si rende conto è che un motore elettrico ha una vita tecnica di un centinaio d’anni, mentre quello a combustione viveva per trent’anni. Inoltre i motori elettrici non hanno quasi bisogno di manutenzione, mentre quelli a combustione necessitavano di controlli e regolazioni annuali. Un’azienda come Tesla ovviamente ha bisogno di soldi; è per questo che vende le sue vetture, mentre se le cedesse a noleggio potrebbe dover aspettare vent’anni per incassare la stessa quantità di denaro. Ma quando le case automobilistiche si renderanno conto che la mobilità elettrica non richiede né manutenzione né assistenza, malgrado possa effettivamente richiedere servizi di riparazione, capiranno che guadagnerebbero più soldi noleggiando i veicoli che vendendoli”.
Il libro racconta, anche, le attuali applicazioni già in essere dei principio della circolarità: “L’industria edilizia è il maggiore acquirente di risorse, e ha assunto un ruolo guida nell’industria verde: il riuso dei materiali piuttosto che il loro smaltimento è oggi l’opzione preferita nella maggior parte dei nuovi progetti infrastrutturali. La costruzione del nuovo tunnel ferroviario del San Gottardo, lungo 57 chilometri, il più lungo al mondo, ha prodotto l’equivalente di cinque piramidi di Gaza di rifiuti minerari, che sono stati utilizzati per costruire la nuova (infra)struttura
del progetto, incluso il calcestruzzo a spruzzo per il tunnel stesso. Dei 28 milioni di tonnellate di roccia scavata, 15 chili sono stati consegnati all’ufficio postale svizzero che li ha macinati in una polvere fine e, usando una vernice speciale, li ha integrati in una serie speciale di francobolli postali chiamati Gottardo 2016. L’acqua calda delle fonti all’interno del tunnel è stata raccolta e usata da un’industria di allevamento ittico vicino all’entrata del tunnel, un uso a cascata delle risorse naturali. Allo stesso modo, il 98% del materiale estratto per costruire la nuova Elizabeth Line a Londra è stato riutilizzato nelle cave, in un campo da golf, in una fattoria e nelle riserve naturali lungo il Tamigi”.
Quello che conta, ora, è proprio l’ultimo miglio, ovvero la comprensione del ritorno non solo sociale ma anche economico della circolarità: “La Rivoluzione industriale ha reciso il legame tra l’uomo e la natura, e ha messo l’efficienza prima della sufficienza. Per non acquistare una nuova macchina, un nuovo telefono o un nuovo capo d’abbigliamento, se i nuovi beni sono economici, più grandi, migliori, più sicuri e più alla moda rispetto al vecchio, i soldi sono tanti e i rifiuti sono gratuiti, c’è bisogno di informazione e motivazione. In breve: marketing per un utilizzo intelligente. Ma questo marketing manca. La maggior parte delle madri ignora il fatto che usare indumenti già lavati è la migliore strategia per proteggere i neonati dalle allergie. I vestiti a noleggio e di seconda mano per i neonati sono opzioni facilmente accessibili e i capi sono stati lavati molte volte. Ma i giovani genitori non fanno la fila per comprare vestiti di seconda mano e la maggior parte dei negozi non li offre”.
Insomma: “L’Economia circolare industriale non è l’unica strategia smart e green esistente, ma è probabilmente il modello di business più sostenibile, capace di migliorare simultaneamente più fattori ecologici, sociali ed economici. Se vogliamo riuscire a costruire una società sostenibile nei paesi industrializzati, il compito principale è creare un desiderio di circolarità, di un’Economia circolare industriale, per esempio motivando le persone che oggi sono dipendenti dallo shopping a diventare dipendenti dal riuso e dalla riparazione per i beni che possiedono, e buoni amministratori di oggetti che affittano o condividono con altri”.

Walter R. Stahel, Economia circolare per tutti. Concetti base per cittadini, politici e imprese, Edizioni Ambiente, 2019.