Ballo, Ballo. For ever Raffa, for ever icon

Raffa

Ballo Ballo, film scandito dalle canzoni di Raffaella Carrà, dal 25 gennaio su Amazon Prime Video, è da vedere in un pomeriggio freddo d’inverno, come un toccasana in un periodo triste come questo, perché si rimane quasi ipnotizzati dai colori e ammaliati da una trama, a una prima lettura, leggera e allegra. Ma in realtà questa pelllicola di Nacho Alvarez si presta a più livelli di riflessione. Sgombriamo subito il campo: la rinascita vera Raffaella Carrà l’ha avuta quando la sua A far l’amore comincia tu ha fatto da colonna sonora della scena iniziale de La Grande Bellezza, quella con il festone di compleanno di Jep Gambardella su una mega terrazza romana. Ballo, Ballo (Explota, Explota) comunque va visto perché è appunto grande metafora ‘multistrato’ che ci fa innanzitutto rileggere, ma in tutta leggerezza, l’ultimo periodo della dittatura franchista in Spagna, qui Raffaella Carrà fra gli anni ’70 e ’80 divenne un vero e proprio mito, come in tutta l’America Latina. Un’icona rutilante, resa ancora più iconica dalla nascente tv multicolor.

In Italia credo che invece il massimo del Raffa – power sia stato raggiunto con le scene in bianco e nero di Studio Uno, o di Canzonissima, dove Raffaella duetta con uno strepitoso Alberto Sordi con il Tuca Tuca e poi quella (la mia preferita), dove Raffaella balla con Adriano Celentano Prisencolinensinainciusol (video che ha spopolato su Twitter 46 anni dopo, con quasi 3,5 milioni di visualizzazioni)

Personalmente non condivido la recente la teoria del Guardian secondo cui Raffaella Carrà ha insegnato all’Europa le gioie del sesso. Almeno non in quegli anni a cavallo fra i ’70 e ’80, quando Raffaella cantava il bello di far l’amore da Trieste in giù. Perché allora, rassicurati dal sorriso accogliente di Raffa, non ci si rendeva conto delle parole delle canzoni propinate così allegramente, così facilmente, alle famiglie italiane il sabato in prima serata sul primo canale. Non si comprendeva il vero significato di Tuca Tuca, non si comprendevano che le parole di Raffa celebravano il gender free e l’essere se stessi. Ballo, Ballo invece ha il merito di sottolineare la modernità dei messaggi delle canzoni della Carrà, portati talmente allo scoperto da passare – allora – inosservati o quasi. Raffaella è stata una grandissima star, un idolo – amato e celebrato in Spagna e in tutto il Sud America quasi più che da noi in Italia – che con la sua umanità, la sua esuberanza ‘alla buona’ tutta emiliana e con il suo sorriso, non era mai provocante, fuori luogo o anche solo ‘borderline’. Più che altro per la censura italiana il problema è stato l’ombelico scoperto, ma oltre l’ombelico c’è di più: ci sono i testi delle canzoni senza doppi o tripli sensi e che dicevano e dicono le cose, esattamente come stavano e stanno. Sarà per questo che Raffaella Carrà è diventata una delle prime icone gay e sarà per questo che adesso, a oltre quarant’anni di distanza, quando a una festa attacca una canzone della Carrà tutti ci precipitiamo a ballare come tarantolati al grido di ‘pazza pazza pazza sulla terrazza’. Comunque il messaggio rimane quello: libertà. Mica poco. Libertà di essere se stessi, libertà di amare chi si vuole, libertà di far l’amore da Trieste in giù e di festeggiarlo. Lo abbiamo sempre saputo, ma di questo messaggio ci fa rendere conto Nacho Alvarez con Ballo Ballo. E sì, è liberatorio. Raffa we love you.