Sotto la mascherina il sorriso Duchenne

Guillaume-Benjamin-Amand Duchenne de Boulogne (Boulogne-sur-Mer, 17 settembre 1806 – Parigi, 15 settembre 1875) è stato un neurologo francese. Fu considerato come uno degli sviluppatori della elettrofisiologia ed elettroterapia. Attraverso l’elettricità egli scoprì anche la differenza tra i sorrisi simulati e i sorrisi dalla genuina felicità che utilizzano i muscoli involontari della bocca (muscolo zigomatico maggiore) e quelli degli occhi (muscoli orbicolari). Questi sorrisi sono conosciuti come sorrisi Duchenne.
Non che in giro si vedano sempre facce sorridenti ma con la mascherina in volto è difficile esprimersi, né disponiamo di un gesto particolare o di un emoticon da passeggio per indicare all’altro non che siamo necessariamente felici ma che lo stiamo accogliendo con un sorriso. Magari non forzato. Restano scoperti gli occhi, però: qualcosa di può fare. Probabilmente non bastano i consigli per occhi sorridenti di Aranzulla: “Ogni volta che sorridi, ricordati di strizzare lievemente gli occhi: basta una leggera contrazione degli occhi per dare quel tocco in più che fa la differenza tra un sorriso genuino da un sorriso finto. Secondo il parere di alcuni fotografi professionisti, strizzare gli occhi può infondere maggiore fiducia in sé stessi e rilassare l’intero volto. Mi raccomando, però, la contrazione degli occhi deve essere molto lieve”.
La Bangor University del Galles ha fatto fior di test per scoprire che le persone scelgono di gran lunga sorrisi spontanei e che la veridicità di un sorriso si distingue dai lineamenti del viso, più precisamente dalle rughe che si formano intorno agli occhi, gli Orbicularis oculi, prodotte dal movimento del muscolo oculare. Paul Ekman, autore di libri sulle espressioni facciali, ha spiegato che esiste un solo luogo in grado di rivelare la differenza di un sorriso intenso ed “è la pelle tra le sopracciglia e la palpebra superiore. Essa si sposta leggermente verso il basso nel sorriso genuino, mentre non si muoverà nel sorriso falso o di circostanza. Tutti possono fare volontariamente un sorriso, ma poche persone possono contrarre il muscolo che circonda gli occhi”.
Per imparare a sorridere con gli occhi sotto una mascherina si può fare ginnastica con esercizi al limite dell’assurdo tipo la posa del leone: “aprire bene la bocca, tirare fuori la lingua e spingerla verso il basso col mento. Durante queste manovre occorre produrre un suono di gola che simula il ruggito di un leone. L’esercizio va ripetuto 5 volte al giorno in modo da tonificare i muscoli facciali”. Oppure ricordarsi che non è così tremendo essere contenti di incontrare ed essere incontrati.